La Stampa: Sulle pagelle una pioggia di 5 in condotta
Caos per l’esordio del decreto Gelmini. E gli studenti preparano i primi ricorsi
Arrivano i primi cinque in condotta e ad accompagnarli c’è un coro di polemiche che più lungo non si può. Qualcuna si trasformerà anche in ricorso al tribunale perché nella confusione generale della grande riforma voluta dal ministro Gelmini il decreto che prevedeva i criteri da seguire per il voto in condotta è stato emanato solo il 16 gennaio, quando centinaia di scuole avevano già avviato gli scrutini.
E quindi sono arrivati i cinque in condotta e a fare un giro tra le scuole d’Italia ci si rende conto che i criteri sono stati davvero molto diversi tra loro e non sempre in linea con quanto prevede il decreto Gelmini: insufficienza in condotta solo per provvedimenti disciplinari gravi, reati, e sospensioni di almeno 15 giorni.
A Bologna, allo scientifico Righi, su 1400 alunni uno ha preso cinque in condotta e una trentina il sei. «Il cinque è andato ad un ragazzo che aveva offeso gravemente un bidello in corridoio. Lo abbiamo sospeso e poi gli abbiamo dato cinque in condotta. I nostri sei invece sono andati a ragazzi che hanno avuto un comportamento non pienamente soddisfacente con episodi di una certa gravità», spiega il dirigente Domenico Altamura.
Dall’altra parte d’Italia, in Basilicata le offese contro un’insegnante hanno portato un sette in condotta. «C’è stato un provvedimento disciplinare per un comportamento non idoneo da parte di uno studente che non ha mostrato di voler partecipare alla vita della classe», dice Giuseppe Calabrese, dirigente dell’Isis di Lagonegro. A Roma, al liceo classico Albertelli basterà un sette in condotta per non partecipare alla gita scolastica.
«Il ministro Gelmini, con le sue continue esternazioni demagogiche, sta creando un clima d’incertezza e di confusione che finisce in molti casi per determinare un uso improprio della normativa», avverte Domenico Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil. D’accordo i genitori del Cgd. Il presidente Angela Nava: «I professori hanno usato il voto in condotta come un’arma senza nemmeno avere il decreto del ministro e quindi senza indicatori ufficiali da seguire. In molti sono andati ben oltre quello che poi era scritto nel decreto e questo darà di sicuro lavoro a molti avvocati».
Gli studenti dell’Uds, l’Unione degli Studenti, ricordano che esiste lo statuto degli Studenti, tuttora valido, dove è scritto che «la valutazione del comportamento non può mai essere utilizzata come strumento per condizionare o reprimere la libera espressione di opinioni». E annunciano assistenza a tutti quelli che vorranno per inoltrare vertenze agli Uffici scolastici regionali. «L’Uds mente - rispondono gli studenti di Alternativa studentesca, organizzazione di destra - sul significato delle norme. Infatti omette di dire che lo Statuto vieta di sanzionare la libera espressione ma solo se correttamente manifestata e non lesiva dell’altrui responsabilità»
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