La Stampa: Stranieri in classe arriva il tetto del 30%
In Europa niente limite Il ministro: «Utile per l’integrazione». Le opposizioni critiche: «Si creano ghetti»
Flavia Amabile
Dal prossimo anno scolastico gli alunni stranieri nelle classi non dovranno superare il tetto del 30% del totale. Lo prevede una nota inviata dal ministero dell’Istruzione a tutte le scuole suscitando le proteste di sindacati e opposizione. Se si prende in considerazione una classe media di 23-24 bambini si avranno non più sette compagni figli di immigrati, anche se nati in Italia (si può scendere a 5 o arrivare a 9 secondo le diverse soglie stabilite per i vari cicli di istruzione). In realtà il limite entrerà in vigore in modo graduale e ci saranno ampi margini di autonomia da parte degli Uffici scolastici regionali per deroghe in casi particolari. Si partirà con le classi prime sia della scuola primaria sia della scuola secondaria. «Stabilire un tetto - ha spiegato Mariastella Gelmini - è un modo utile per favorire l’integrazione, perché grazie a questo limite si evita la formazione di “classi ghetto” con soli stranieri».
I direttori degli uffici scolastici valuteranno caso per caso. «Con buonsenso», come ha precisato Giuliana Pupazzoni, responsabile dell’ufficio provinciale di Milano. Infatti, come spiega la nota, «per evitare concentrazioni di iscrizioni di alunni stranieri si dovranno realizzare accordi di rete tra le scuole e gli enti locali» con gli Uffici scolastici regionali che, di intesa con gli enti territoriali. Il tetto potrà essere innalzato ma anche ridotto dai direttori degli Uffici regionali basandosi sulle competenze linguistiche degli alunni.
Situazioni di particolare difficoltà verranno infatti a crearsi in alcune zone di grandi città, o in distretti industriali come Prato dove la quantità di stranieri è particolarmente elevata. Attualmente in alcune scuole di Milano o Roma ad alta concentrazione di alunni stranieri il limite del 30% di alunni stranieri è ampiamente superato. E a Prato dove pure c’è una giunta del Pdl, il provvedimento non viene accolto fra gli applausi. «Di per sé il tetto è un provvedimento valido. Ma senza interventi da parte di Regione e Stato - osserva l'assessore alla scuola Rita Pieri - non sapremmo come fare». Unica e impraticabile alternativa «è costruire noi le scuole».
Secondo la rivista specializzata «Tuttoscuola», almeno 200 mila alunni con cittadinanza non italiana risultavano nati in Italia fino al 2008, e ogni anno nascono 55-60 mila bimbi stranieri, circa il 10% di tutti i nati. Questo provocherà sempre più difficoltà nei prossimi anni, in particolare in quella primaria. Soprattutto perché in calo sono gli studenti italiani. Il dossier Caritas 2008 sottolinea che gli alunni italiani nel 2008-2009 sono circa 10mila in meno rispetto all’anno precedente quando erano 8,95 milioni. Gli alunni stranieri sono invece 56 mila in più.
D’accordo senza alcun dubbio la Lega, anzi vorrebbero un tetto anche più alto nel caso di bambini appena arrivati in Italia. «Hanno bisogno di classi di inserimento», sostiene Paola Goisis, deputato del Carroccio. Favorevoli i genitori del Moige, cauta la posizione della Cei: «Si tratta - ha osservato mons. Bruno Schettino, responsabile per le Migrazioni - di essere equilibrati, di non estremizzare le posizioni, non renderle crude». Divisi i sindacati. La Flc-Cgil ritiene il tetto «una misura sbagliata che determinerà una maggiore esclusione e ghettizzazione» mentre la Cisl lo ritiene «plausibile e sensato» purché la procedura «sia realmente una misura di integrazione». Del tutto contrari Pd e Italia dei Valori. «Si risponde ad una giusta preoccupazione con in metodo sbagliato», afferma Francesca Puglisi, responsabile nazionale per la scuola dei democratici. «Se gli americani avessero adottato il metodo Gelmini, oggi gli Usa – ha avvertito il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro - non sarebbero quella società aperta e multiculturale che è stata in grado di eleggere un presidente di colore».