Da quest’anno all’esame di maturità si va con il codice fiscale. E non con un codice qualsiasi perché il proprio numeretto perfettamente verosimile lo si fabbrica in pochi secondi anche su Internet: all’esame si dovrà andare con il codice validato dall’Agenzia delle Entrate. E tutti i dati degli studenti, la loro carriera scolastica e il risultato dell’esame verranno comunicati singolarmente, ragazzo per ragazzo, e non più complessivamente.
È una rivoluzione. Per le segreterie degli istituti si tratta di perdere il sonno e la ragione. Per il mondo politico e per una buona fetta di docenti e dirigenti scolastici si tratta di qualcos’altro: discriminazione, schedatura. Lo dice in modo molto netto Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd. In un’interrogazione urgente chiede al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini il senso di queste novità: «Che cosa significa questa disposizione per gli stranieri non regolari? Perché introdurre una norma di validazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, quando il codice per gli studenti dovrebbe avere una funzione prettamente identificativa a fini informativi e statistici? Che cosa accadrà in caso di mancata validazione o di mancato possesso del codice? Si stanno introducendo, attraverso norme amministrative, impropri controlli sulla regolarità degli studenti? È un modo indiretto di verificare il possesso del permesso di soggiorno?».
Le circolari del ministero richiamano all’ordine le scuole sull’Anagrafe nazionale degli alunni, un progetto ancora non funzionante di cui si parla da anni. Il ministro Gelmini è decisa a andare fino in fondo. L’8 maggio 2009 ha inviato alle scuole una nota molto chiara: l’Anagrafe è molto indietro, circa un centinaio di scuole non ha ancora inviato dati sugli alunni. Molte di quelle che hanno adempiuto hanno inviato dati sbagliati con «date di nascita non coerenti con il corso di studi; attribuzione di tutti gli alunni della scuola su uno stesso anno di corso». E alcune altre incongruenze di minor conto. E, insomma, invita gli istituti a mettersi in regola. Il 22 maggio una circolare è ancora più chiara e annuncia che i dati comunicati saranno consultabili dall’8 giugno all’interno del Sidi, il sistema informatico dell’istruzione a cui hanno accesso tutte le scuole.
Ma la strada del ministro è tutta in salita. Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi: «La richiesta del codice fiscale validato potrebbe essere una forma implicita di discriminazione nei confronti degli studenti extracomunitari privi di permesso. Se così fosse saremmo assolutamente contrari. Lo stesso per la comunicazione di dati relativi ai singoli alunni. Se ci fossero degli intenti di schedatura non potremmo essere d’accordo».
I sindacati confederali hanno inviato ieri un fax al ministro Gelmini per protestare contro la richiesta dei permessi di soggiorno e contro ogni tentativo di discriminare gli immigrati irregolari. «Interverremo presso il ministero dell’Istruzione affinché faccia rispettare la normativa attualmente in vigore che tutela il diritto all’istruzione e il diritto a portare a compimento il percorso di studi».
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