La Stampa: “Scuole aperte ai nati in Italia”
Gelmini: Niente tetto del 30% per chi è nato in Italia
FLAVIA AMABILE
ROMA
Si riferisce solo agli studenti non nati in Italia il tetto del 30% annunciato due giorni fa dal ministro Mariastella Gelmini per gli alunni stranieri nelle scuole. Lo ha precisato lei stessa durante un’intervista della giornalista Lucia Annunziata nel corso della trasmissione «In Mezz’ora».
Il ministro ha voluto precisare e tranquillizzare dopo le polemiche create dall’annuncio del nuovo provvedimento. Oltre all’intervista il ministero ha infatti anche diramato una nota in cui si specifica che lo sbarramento riguarderà in media meno del 5% degli istituti in prevalenza collocati al nord. E ha ribadito che il tetto non sarà affatto perentorio o invalicabile: qualora gli allievi stranieri fossero in possesso di «una adeguata competenza della lingua italiana» potrebbe essere aumentato dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale.
La deroga al 30% potrebbe scattare, indica sempre il ministero dell’Istruzione, anche negli «stati di necessità provocati dall’oggettiva assenza di soluzioni alternative»: quindi laddove non vi fossero alternative valide all’inserimento scolastico - ad esempio nelle zone isolate, montane o nelle isole - gli Usr potrebbero precedere ad un innalzamento della soglia massima.
Ecco perché il ministro ha garantito che «non c’è alcun problema logistico»: e, dopo aver spiegato che lo sbarramento è stato «suggerito da quei dirigenti e docenti delle periferie delle città a diretto contatto con classi composte in prevalenza da immigrati», ha promesso che a nessuno studente verrà negato il diritto allo studio.
«Con i tecnici del ministero - ha detto - abbiamo studiato le zone italiane (in particolare del nord, ndr) dove c’è una forte concentrazione di stranieri». Gli eccessi verranno ottimizzati attraverso più provvedimenti: «ne terremo conto durante il dimensionamento e attiveremo delle convenzioni con gli enti locali per favorire i loro spostamenti. Abbiamo inoltre studiato - ha continuato - la possibilità di spostare gli alunni non italiani in quartieri limitrofi».
Il ministro ha voluto anche specificare che oltre un alunno straniero su tre non rientra nel provvedimento poiché «il 37% sono nati in Italia» e quindi non necessita di essere differenziato; mentre ha confermato che il ministero ha intenzione di «potenziare l’alfabetizzazione degli alunni stranieri» più indietro «per migliorarne l’apprendimento della lingua» attraverso finanziamenti ad hoc.
Il Miur ha comunque chiarito che il provvedimento si applicherà a un numero limitato di scuole e quindi ha soprattutto un carattere preventivo che risolutivo: nello scorso anno solo il 4,7% degli istituti ha superato la sogli del 30%: a fronte di 10.450 complessive appena «490 sono state lo scorso anno le istituzioni scolastiche - rileva il Miur -, concentrate soprattutto al Nord, che hanno avuto una presenza di alunni con cittadinanza non italiana superiore al 30%».
Per l’onorevole del Pdl Riccardo Mazzoni di Prato dove l’immigrazione ha numeri al di sopra del tetto previsto. «l’auspicio è che nella circolare applicativa il criterio di esclusione dal tetto del 30% si riferisca non solo al luogo di nascita, ma anche e soprattutto all’effettiva conoscenza della lingua italiana».
Dal mondo cattolico sono arrivati commenti positivi. La Cei, attraverso un editoriale pubblicato dal quotidiano «Avvenire», ha spiegato che «fino ad oggi non era previsto un limite e nelle classi c’è una piccola babele che non giova a nessuno e danneggia tutti». Non si accontenta della precisazione il Pd. «Il ministro Gelmini ha fatto dietrofront, ma ha commesso un altro errore - ha affermato Francesca Puglisi, - La differenziazione proposta oggi, crea una nuova classe di esclusi, confinando i figli nati in Italia di immigrati in una sorta di limbo senza risolvere l`assurdità del problema».
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