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La Stampa: Scoppia la guerra di cifre sui dipendenti in mutua

Brunetta fiero: -37 per cento. La Cgil: non è vero

08/08/2008
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La Stampa

PER IL MINISTRO LE ASSENZE NEL PUBBLICO SI SAREBBERO RIDOTTE A 10,6 GIORNI ALL’ANNO

ROBERTO GIOVANNINI

ROMA

Si potrà polemizzare sulla validità statistica dei numeri, si potrà criticare l’enfasi e i toni con cui vengono pubblicizzati, si potrà contestare il metodo seguito per contrastare l’assenteismo, che colpisce allo stesso modo onesti e nullafacenti. Si potrà persino (con qualche ragione) dire che essere presenti non vuol per forza dire essere produttivi ed efficienti. Poco cambia. Tutti sanno che da qualche settimana a questa parte negli uffici pubblici l’atmosfera è decisamente cambiata; tutti sanno che le assenze per malattia nella pubblica amministrazione sono fortemente disincentivate; tutti sanno che il tasso di presenze al lavoro è molto aumentato. Secondo i dati diffusi ieri dal ministero della Pubblica amministrazione, tra il luglio del 2007 e il luglio del 2008 le assenze per malattia tra i dipendenti della pubblica amministrazione sono calate del 37,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I tecnici di Renato Brunetta spiegano che a spanne il calo delle assenze si può quantificare in 25.000 persone presenti al lavoro in più. Si vede anche un trend positivo, frutto del giro di vite deciso dal ministro di Forza Italia: nel maggio scorso il calo delle assenze era del 10,9%, in giugno del 22,4%. In ben 53 amministrazioni sulle 70 coinvolte nell’indagine le assenze diminuiscono, in qualche caso (vedi il Cnel) del 77%; in altri casi (il ministero dell’Ambiente) al contrario qualche epidemia ha fatto crescere i malati (+2%). Nel complesso, in media le assenze per malattia si starebbero attestando verso un dato paragonabile a quello del settore privato (circa 10,6 giornate l’anno nel pubblico contro 9,6 del privato).

Va detto che l’indagine non riguarda l’intero universo della pubblica amministrazione, ma soltanto appunto 70 amministrazioni, che con i loro 210.000 dipendenti rappresentano il 22% del settore delle amministrazioni ed Enti centrali e territoriali. Si tratta di un campione molto rappresentativo, ma è anche parziale, visto che non sono considerati (oltre al personale della scuola, chiusa per ferie) la stragrande maggioranza degli enti locali, la sanità, le forze armate, le forze dell’ordine, l’università. Bisogna anche dire che i dati del campione non sono confrontabili con quelli complessivi del «Conto Annuale» della Pubblica amministrazione, costruiti in modo differente. Quanto basta per far insorgere il segretario della Funzione Pubblica Cgil Carlo Podda, che contesta sia «i crociati contro i lavoratori pubblici» che i media e «chi alimenta questa campagna pubblicitaria». «La notizia semplicemente non esiste - afferma il sindacalista - già dal 2006 le statistiche ufficiali dell’Istat e della Ragioneria Generale dello Stato rilevano la media delle assenze per malattia del lavoro pubblico a 10,5 giornate annue». Insomma, le assenze nel pubblico impiego sono già sotto controllo: la campagna di «criminalizzazione» si accompagna a un taglio degli stipendi, e se Brunetta non cambia strada in autunno le assenze potrebbero registrare «una nuova impennata»: per colpa degli scioperi per il contratto.

Per la verità, il dato 2006 di 10,5 giornate annue di assenza nel pubblico (nel privato, ricordiamo, sono 9,6) non è affatto ufficiale e accertato: è soltanto un’elaborazione Cgil dei dati della Ragioneria. Secondo un altro studio, quello della Cgia di Mestre, la media di assenze per malattia invece era di 11,54 (e allora già ci sarebbe un calo non disprezzabile del 10%). Secondo i tecnici del ministero di Renato Brunetta, invece, la media 2006 (sostanzialmente analoga ai dati degli anni precedenti) sarebbe di addirittura 20 giornate annue di malattia. Resta il fatto, dicono al ministero, che il confronto omogeneo tra il luglio 2007 e il luglio 2008 nelle 210 amministrazioni esaminate dà quel risultato: -37,1%. Un «dato che parla da solo», si legge in una nota, e che testimonia «la grande risposta positiva che l’azione legislativa e di sensibilizzazione ha indotto sui comportamenti dei dipendenti pubblici, a dimostrazione degli ampi margini di recupero di efficienza e di produttività che esistono all’interno delle amministrazioni».


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