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La Stampa-prof di religione non sono più precari

prof di religione non sono più precari In ruolo 20 mila Ieri il decreto legge. I vescovi però potranno revocare l'incarico ai docenti. Protestano i sindacati: "Così si stravolgono le regole" ...

15/02/2002
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La Stampa

prof di religione non sono più precari In ruolo 20 mila
Ieri il decreto legge. I vescovi però potranno revocare l'incarico ai docenti. Protestano i sindacati: "Così si stravolgono le regole"

ROMA

I professori di religione avranno il loro status giuridico in tutto simile a quello dei loro colleghi, salvo che per le norme di reclutamento e di revoca del mandato che rimangono di spettanza dei vescovi, come previsto dal Concordato del 1984 e dalla successiva intesa tra il ministero dell'Istruzione e la Conferenza episcopale (dell'85). Una decisione in questo senso è giunta dal consiglio dei ministri che ieri sera ha approvato un disegno di legge, proposto dal ministro Moratti. Ora il provvedimento dovrà affrontare il normale iter parlamentare: problemi non dovrebbero essercene, non solo perché il governo dispone di una maggioranza assai ampia, ma anche perché - nella sostanza - il ddl Moratti ricalca un analogo impianto già proposto dai governi dell'Ulivo. Dunque i 20 mila professori di religione esultano, il governo gongola per aver avviato un cammino legislativo che non era mai riuscito neppure ai democristiani di una volta, e i vescovi incassano una bella soddisfazione. Ai sindacati, invece, questa storia non piace affatto: "Io non contesto l'opportunità di dare un inquadramento adeguato ai docenti di religione cattolica - ha commentato Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola - ma esprimo invece forti riserve sugli articoli 3 e 4, in cui si specificano le modalità di reclutamento. Soprattutto contesto il fatto che se il vescovo revoca il mandato, il docente in questione può accedere ad altra classe di insegnamento, scavalcando così graduatorie e diritti di altri colleghi". Il segretario della cgil scuola, Enrico Panini, lamenta che "con questo disegno di legge si stravolgono tutte le regole, trasparenti e democratiche, che disciplinano il mercato del lavoro nella scuola statale", senza dire della perdita del carattere "pubblico e laico" della nostra scuola. "Abbiamo fatto valere anche per questi docenti - ha replicato la sottosegretaria Valentina Aprea - la possibilità della mobilità, come per gli altri insegnanti. Ma dovranno dimostrare di essere in possesso di tutti i titoli necessari per passare ad altri compiti". Fin qui la diatriba. Ma veniamo al merito del provvedimento.
A CHI INTERESSA. La legge, in tutto sei articoli, riguarda circa 20 mila docenti organizzati in due ruoli regionali: il primo comprende i docenti di religione cattolica nella scuola materna ed elementare, il secondo i docenti della scuola secondaria. I docenti di religione delle elementari potranno essere gli stessi maestri che abbiano avuto il placet episcopale, per medie e superiori invece è previsto un insegnante autonomo.
CHI VA IN RUOLO. Il totale dell'organico necessario viene fissato dal dirigente regionale ogni tre anni. Il 70% dei docenti necessari sarà di ruolo, mentre il restante 30% avrà contratti a termine.
PRIMO CONCORSO. E' prevista una norma transitoria che consenta, all'inizio, di regolarizzare docenti già in servizio da tempo. Il primo concorso sarà dunque riservato ai professori che abbiano almeno 4 anni consecutivi di insegnamento e consterà di una sola prova d'esame relativa agli ordinamenti scolastici.
CONCORSI SUCCESSIVI. A regime tutti i posti saranno messi regolarmente a concorso per titoli ed esami da svolgersi - per l'appunto ogni tre anni - su base regionale o interregionale. A presiedere la commissione esaminatrice ci sarà sempre un docente universitario o un dirigente del Ministero, più cinque insegnanti con esperienza almeno quinquennale nella materia.
MOBILITA'. In caso di revoca del mandato episcopale, il docente di ruolo resta in sovrannumero nella scuola e - se ne ha i titoli - può passare ad altro insegnamento. Se uno - per esempio - è laureato in lettere può passare dalla religione all'insegnamento di italiano o latino. Se non è laureato e perde l'insegnamento della religione, potrà lavorare in altri ambiti della scuola (laboratori, segreterie, biblioteche).
COSTO. Il costo dell'immissione in ruolo dei docenti di religione è fissato in 7.680.750 euro per l'anno in corso e 19.289.150 per l'anno venturo. Il testo del disegno di legge è disponibile sul sito Internet del Ministero: www.istruzione.it
Raffaello Masci


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