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La stampa-Pensioni, dipendenti pubblici in allarme

L'IPOTESI DI EQUIPARAZIONE COI PRIVATI INFIAMMA GLI ANIMI. ANGELETTI E EPIFANI: INTERVENTI ANTI-CRISI Pensioni, dipendenti pubblici in allarme Venerdì lo sciopero di quattro ore per il c...

17/05/2004
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La Stampa

L'IPOTESI DI EQUIPARAZIONE COI PRIVATI INFIAMMA GLI ANIMI. ANGELETTI E EPIFANI: INTERVENTI ANTI-CRISI

Pensioni, dipendenti pubblici in allarme

Venerdì lo sciopero di quattro ore per il contratto

ROMA
Getta benzina sul fuoco dell'imminente sciopero generale del pubblico impiego la "scoperta" che nel testo della riforma delle pensioni approvata dal Senato è contenuta una norma che aprirebbe la strada a un peggioramento delle prestazioni pensionistiche dei dipendenti pubblici. Come del resto annunciato a suo tempo dal ministro del Welfare Roberto Maroni, infatti, nel testo della delega si legge che "il governo è delegato a eliminare sperequazioni tra le varie gestioni pensionistiche (...) nel calcolo della pensione, al fine di ottenere, a parità di anzianità contributiva e di retribuzione pensionabile, uguali trattamenti pensionistici". Si tratta di una norma certamente generica; la delega dev'essere ancora approvata dalla Camera; e in ogni caso, bisognerebbe vedere in concreto in che modo il governo trasformerà questo principio al momento della presentazione del decreto delegato. Tuttavia, le sensibile antenne del mondo del pubblico impiego si sono drizzate, e l'allarme si sta diffondendo.
Come si ricorderà, molti mesi orsono Maroni aveva annunciato di voler ottenere dei risparmi nella spesa previdenziale omogeneizzando i trattamenti di lavoratori privati e lavoratori pubblici, che oggi godono di un trattamento migliore per alcuni istituti. E al momento del varo dell'ultima versione della riforma da parte dell'Esecutivo, si parlò anche di una "omogeneizzazione" dei trattamenti per i lavoratori autonomi e i commercianti, che pure godono di regole più favorevoli. E - in linea generale - la norma di cui parliamo contiene "in nuce" la possibilità di questo riordino, che in tutti e due i casi si tradurrebbe in un adeguamento al ribasso delle prestazioni. Nel caso dei pubblici dipendenti, esistono ancora alcuni "vantaggi" nel calcolo della pensione. Per i privati l'assegno si calcola partendo dalla media degli stipendi degli ultimi anni; quella di un pubblico invece si calcola in base all'ultimo stipendio o comunque su un numero ridotto di anni contributivi. Dunque, una situazione di vantaggio, che però per i pubblici dipendenti è più che compensata da una serie di penalizzazioni: ad esempio, l'assegno pensionistico di un privato si calcola tenendo conto di tutto lo stipendio, quello dei pubblici non considera invece le indennità accessorie.
In ogni caso, si tratta di un nuovo fattore che alimenta un malcontento già fortissimo nel mondo del lavoro pubblico. E le tre confederazioni hanno chiamato i 2 milioni di dipendenti pubblici a scioperare il 21 maggio, per aprire subito i tavoli della trattativa per il rinnovo del biennio economico 2004-2005. L'obiettivo della mobilitazione indetta dai sindacati è chiudere presto i contratti ed evitare i ritardi che hanno caratterizzato i rinnovi del biennio 2002-2003. La stagione contrattuale si preannuncia calda: da una parte, i sindacati chiedono aumenti dell'8% per tutte le categorie, dall'altra il governo resta fermo sul 3,6% di aumento fissato in Finanziaria (che riguarda, però, solo gli statali). Tra i lavoratori che incroceranno le braccia, ci sono anche i 240 mila senza contratto addirittura dal 31 dicembre del 2001. Si tratta del personale tecnico amministrativo delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie, compresi i docenti, di tutte le aree della dirigenza, e dei medici.
Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti intanto avverte il governo: senza "risposte immediate" sul rinnovo dei contratti pubblici "andremo avanti con la lotta e la mobilitazione. Dopo lo sciopero del 21 maggio ci aspettiamo che la situazione si sblocchi. Altrimenti non ci fermeremo". Il timore è che il governo intenda stringere i cordoni della borsa anche per finanziare una parte del piano di riduzione della pressione fiscale: un'eventualità che per il sindacato è inaccettabile. E il numero uno della Cgil Guglielmo Epifani va all'attacco dell'Esecutivo. "Se il governo va avanti con le idee che ha messo in campo fino a oggi è evidente che dobbiamo continuare la mobilitazione, fatta per il bene dei lavoratori e del Paese". Dai microfoni del Tg3 il leader Cgil ribadisce il suo no alla riforma delle pensioni, al progetto di riduzione generalizzata delle tasse, e rilancia la proposta di un nuovo patto con la Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo. "Mi pare di capire - sostiene Epifani - che il nuovo presidente di Confindustria ha la nostra stessa idea sul perchè c'è la crisi industriale e su quali siano le cause da affrontare. Se è così converrà mettersi intorno a un tavolo e vedere se abbiamo le stesse idee su come rilanciare lo sviluppo". \


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