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La Stampa-Nessun obbligo di dialetto, "ma forse si potrà studiare"

COME CAMBIANO INDIRIZZI E PROGRAMMI Nessun obbligo di dialetto, "ma forse si potrà studiare" ROMA Nelle scuole italiane il dialetto non si studierà, o almeno non si "dovrà" studiare...

18/01/2005
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La Stampa

COME CAMBIANO INDIRIZZI E PROGRAMMI

Nessun obbligo di dialetto, "ma forse si potrà studiare"

ROMA
Nelle scuole italiane il dialetto non si studierà, o almeno non si "dovrà" studiare. Non ci sono smentite ufficiali da parte del ministero perché, secondo quanto sostengono alti dirigenti di viale Trastevere, non si può smentire ciò che mai è stato detto.
I programmi scolastici non esistono più, le scuole sono autonome anche nell'organizzare la materia didattica. Per dare tuttavia uno standard omogeneo all'intero sistema dell'istruzione, vengono forniti alla scuola degli "indirizzi nazionali" per ciascuna disciplina, che indicano quelle conoscenze indispensabili che ogni allievo deve acquisire e ogni insegnante deve trasmettere, potremmo dire che i programmi sono stati sostituiti da "linee guida".
Ora, da quando è passata la riforma Moratti, circa duecento professori, accademici, pedagogisti ed esperti delle rispettive materie, stanno lavorando alla definizione dei nuovi "indirizzi", per aggiornarli ma anche per renderli omogenei alla nuova scuola. Il loro lavoro è seguito da una serie di Ispettori della Pubblica istruzione che assolvono agli spetti tecnici della questione.
Questo lavoro ciclopico ha sortito una ingente massa cartacea: si è trattato di fissare "indirizzi" per ogni materia, per ogni anno di corso, per ogni ordine di scuola. Tutto questo materiale confluirà ora nel corpus degli allegati al decreto sul secondo ciclo che oggi il ministro presenterà in bozza.
Ci sarà la filosofia nei licei tecnologici, ci sarà il liceo musicale e coreutico, ci sarà la novità del liceo di scienze umane, ci sarà quello tecnologico con i suoi otto indirizzi, ma il dialetto non ci sarà.
Dunque la voce è del tutto infondata? "All'orario curricolare che varia dalle 27 alle 30 ore settimanali a seconda del liceo e dell'anno di corso - dice un'autorevole fonte del ministero - va aggiunto un orario "opzionale-obbligatorio", costituito da lezioni che sono opzionali riguardo alla materia di studio ma obbligatorie per la frequenza. Ci sono poi ore opzionali-facoltative la cui frequenza rientra invece tra le libere scelte dell'allievo. E' in questo ambito che le scuole che lo desiderino - nella loro assoluta autonomia - possono anche approfondire lo studio del dialetto. Come di qualunque altra cosa, beninteso. Tutto qui. Nulla di imposto. Nulla di prescritto".
Ma ciò che si è fatto uscire dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra. La legge di riforma, infatti, prevede che una quota delle ore di lezione debba essere gestita dalle Regioni. Non è stato ancora definito il protocollo di intesa tra queste e il ministero e dunque nulla si sa in proposito. E' possibile tuttavia che qualche regione opti per il dialetto? Sì, è possibile, anche se non è detto che sia probabile.
Ma, al di là delle dispute, studiare il dialetto può essere utile? "In linea generale - ha detto Luca Serianni, professore di storia della lingua italiana all'università "La Sapienza" di Roma e socio dell'Accademia della Crusca - sono sempre stato contrario alla moltiplicazione delle materie e ritengono invece necessario concentrare tutta l'attenzione su alcune discipline fondanti, come lo può essere il latino per taluni indirizzo scolastici. Per quanto riguarda l'introduzione dello studio del lessico dialettale, una tale novità può essere positiva se si tratta di porre attenzione alla letteratura dialettale. Se invece si trattasse di insegnare il dialetto in quanto tale, si tratterebbe di una scelta negativa e decisamente antistorica". \
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