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La Stampa: “Manager sequestrati? Anche in Italia vedo il rischio emulazione”

intervista a Guglielmo Epifani. La frantumazione tra capitale e lavoro non avrà effetti meno devastanti di un terremoto. Guglielmo Epifani, a una settimana dalla manifestazione della Cgil al Circo Massimo, insiste, torna a chiedere il confronto. Un tavolo sulla crisi economica, e anche uno sulla ricostruzione in Abruzzo.

12/04/2009
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La Stampa

La frantumazione tra capitale e lavoro non avrà effetti meno devastanti di un terremoto. Guglielmo Epifani, a una settimana dalla manifestazione della Cgil al Circo Massimo, insiste, torna a chiedere il confronto. Un tavolo sulla crisi economica, e anche uno sulla ricostruzione in Abruzzo.
Di fronte al terremoto il governo ha però reagito prontamente...
«Sì, il governo s’è comportato bene, la Protezione civile ha lavorato bene. Avrei preferito una maggiore apertura al volontariato, anche nostro, ma capisco che nella concitazione dei primi giorni sia stato difficile. Berlusconi ha fatto benissimo ad andare subito all’Aquila e a tornarci, semmai adesso sarebbe preferibile un profilo più basso. Ma perché non accettare gli aiuti europei? Anche noi, quando succedono tragedie simili in altri paesi diamo subito una mano e l’Italia, per i suoi monumenti, è vissuta come patrimonio del mondo. E’ stata distrutta un’intera città come L’Aquila. Adesso, niente new town. L’Aquila deve tornare a vivere, deve tornare ad avere un suo futuro, anche per rispetto ai suoi tanti morti. Con l’aiuto di tutti, lavoratori, imprenditori, volontariato, forze della cultura e dell’università. Anche su questo si deve aprire un tavolo di confronto».
Un altro tavolo? E non teme che Berlusconi risponda, anche questa volta, “glielo tiro in testa”?
«Quella era una battuta... Se ci si ponesse davanti a una crisi economica di tali dimensioni con lo stesso atteggiamento che si è avuto per il terremoto, le cose per il Paese andrebbero diversamente. Cosa ho chiesto al Circo Massimo? Aprire un confronto, con noi, con Confindustria, con gli enti locali per affrontare insieme i problemi. Insisto e insisterò, ce n’è bisogno: lo dimostra il dato industriale di febbraio, il rallentamento della decrescita non significa che siamo fuori dalla crisi, quest’anno chiuderemo a meno 4 per cento, il più cattivo risultato dal dopoguerra. Occorrono interventi per i più deboli, e una vera politica industriale».
Il terremoto ha avviato un diverso rapporto tra maggioranza e opposizione, sembra cambiato il sentimento del Paese, in questi giorni. Durerà? E si è oscurata la rappresentazione dell’opposizione forte, in piazza, al Circo Massimo?
«Non mischierei le due cose. L’importante, in momenti come questi, è la solidarietà da parte di tutti. In un Paese maturo ci si unisce davanti alle tragedie, e quando ci sono problemi ognuno esprime le proprie posizioni. Non c’è contraddizione. Semmai, sempre in spirito di onestà, suggerisco al governo di riflettere sulle sue politiche per la casa, la Cgil aveva consigliato di lasciar perdere ampliamenti e sopraelevazioni, e di mettere piuttosto in sicurezza le scuole e le aree sismiche del Paese. Se c’era da fare un piano straordinario di edilizia pubblica e privata, nella nostra idea era quello: fare come il Giappone, l’Italia è area sismica al 70 per cento, non devono più accadere tragedie come quelle dell’Abruzzo».
Ma il terremoto sociale in atto non è da meno. In Francia, ma anche alla Fiat in Belgio, gli operai sequestrano i manager. Azioni dimostrative che han fatto nascere una nuova parola, bossnapping, ma che ottengono anche risultati, 70 licenziati in meno alla Caterpillar, 45 mila euro a chi alla Sony resta senza lavoro...
«Il fenomeno si deve al fatto che questa crisi sta provocando in tutt’Europa problemi molto, molto gravi alle persone. Il nostro governo sta sottovalutando la situazione sociale. La differenza la fa questo nostro bistrattato sindacato: in Francia la rappresentanza è debole, in Italia no, lottiamo e contrattiamo per i diritti dei lavoratori. La Cgil insieme a Cisl e Uil, nella crisi, ha già fatto oltre 5 mila accordi di messa in sicurezza dell’occupazione. Anche per questo l’accordo sugli assetti contrattuali che Cisl e Uil firmeranno la prossima settimana non va bene, e la Cgil non ci sarà: c’è un’idea di riduzione della funzione della contrattazione collettiva. Mentre proprio la contrattazione può dare risposte ai lavoratori anche in una crisi come questa».
Ma c’è il rischio di bossnapping anche in Italia? La Fiom non ha stigmatizzato questi episodi, anzi.
«Ma no, non è vero: Gianni Rinaldini ha detto che bisogna capire l’esasperazione dei lavoratori. Nei fenomeni sociali non si può dare per scontato che non vi possa essere emulazione. Io vedo problemi se venissero messi in discussione, dopo la cassa integrazione, i posti di lavoro. Vedo le tante Pomigliano che possono spuntare, se non si dà risposta ai problemi. Abbiamo chiesto al governo di fare un punto, anche su Cai che non rispetta accordi firmati...Gli esempi sono tanti. Adesso c’è l’emergenza Abruzzo, bisognerà affrontare la ricostruzione. Ma per il terremoto come per la crisi sociale, questo governo dovrebbe smettere di pensare di potercela fare da solo, di poter lavorare in solitudine».


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