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La Stampa-Mamma Ministro

LA MORATTI E GLI STUDENTI MAMMA MINISTRO PER chi ancora non lo sapesse, il mondo si divide in buoni e cattivi. Proprio come alla lavagna: chi davanti e chi dietro, chi da una parte e chi da...

21/12/2001
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La Stampa

LA MORATTI E GLI STUDENTI
MAMMA MINISTRO

PER chi ancora non lo sapesse, il mondo si divide in buoni e cattivi. Proprio come alla lavagna: chi davanti e chi dietro, chi da una parte e chi dall'altra di un confine netto come un tratto di gessetto, bianco su nero. Da una parte i Black Bloc, nome cupo e minaccioso, uniti ai Verdi sotto la bandiera della Disobbedienza, arma della protesta agli Stati Generali della Scuola, maneggiata con rabbioso cipiglio nel fragore degli slogan. Pensare che la usava anche Gianburrasca, ma non è più tempo per i cattivi simpatici come lui, a quanto pare. Dall'altra, i Moratti Boys, i "bravi ragazzi" fieri di questa denominazione d'origine controllata che una generazione fa sarebbe stata considerata infamante o comunque offensiva per i rampolli di ogni schieramento. Oggi invece tutti sembrano star bene al proprio posto, contenti di essere cattivi o buoni a seconda della militanza. Fra tute nere e camicie inamidate una frase rimbalza: "il ministro si è comportato come una mamma...", approdando ai commenti degli opinionisti "il ministro ha parlato un po' da mamma e un po' da manager". Per i cattivi questo paragone è uno sputo sprezzante, per i buoni è "il complimento migliore perché la mamma è la figura più bella", dichiara Simone, il leader dei Moratti boys. Le mamme d'Italia non ci capiscono più niente, e gli altri ancor meno. Come si fa a confondere la mamma con il ministro? Qualche ismo è di rigore. Con una vena di populismo, il vento nuovo porge le istituzioni sotto una luce diversa, meno formale, tenta di accorciare distanze insanabili (e forse è giusto che restino tali. Di qui a un passo daremo tutti del tu al Presidente della Repubblica). In queste giornate scolastiche si è parlato di "sapere", "libertà", "persona", ma con unanime ritegno il grande assente è lo "studio", che compare solo in costrutti quali "piani di", "borse di", "percorsi di", come se il compito precipuo della scuola fosse quello di elargire materni, protettivi sorrisi e non invece esercitare a quell'impegno costante che è l'unico tragitto verso la conoscenza. Ma gli italiani sono per innata vocazione portati a vedere la mamma un po' dappertutto, per averla sempre vicino: siamo il paese del mammismo cronico, nulla di che stupire dunque se anche un ministro all'opera viene così trasfigurato. Forse però il richiamo a mamma Moratti potrebbe essere il sintomo di una latitanza, insieme all'ansia di questi ragazzi nel tracciare la frontiera fra buoni e cattivi, nel marasma di una società confusa dove i modelli comuni - nella scuola, nella famiglia, nelle istituzioni - si sfaldano. Forse la mamma, quella vera, è sparita, travolta nel vortice della modernità. Milioni d'occhi inquieti la cercano dappertutto, nell'illusione di ritrovarla. elena.loewenthal@lastampa.it


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