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La Stampa: “Ma nelle classi lo ius soli c’è già di fatto”

Andrea Sarubbi (Pd)

11/01/2010
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La Stampa

ROMA

Andrea Sarubbi, deputato del Pd e primo firmatario della legge bipartisan sulla riforma della cittadinanza di stranieri e problemi di immigrazione si occupa da tempo e del riconoscimento dell’italianità dei minori ha fatto una sua battaglia. Ieri dopo aver sentito la precisazione del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a proposito del tetto per gli studenti stranieri nelle scuole è stato l’unico deputato dell’opposizione a mostrarsi entusiasta.

Forse c’era dell’ironia nel suo entusiasmo.

«Ma no, accolgo con vero piacere la conversione allo ius soli del ministro Gelmini. Escludere dal tetto del 30% gli studenti stranieri nati in Italia significa riconoscere di fatto che chi è nato da noi e frequenta le nostre scuole deve essere considerato italiano al pari dei propri compagni di classe, a prescindere dal colore della pelle o del suono esotico del proprio cognome».

Il ministero ne fa una questione didattica. Sostiene che chi conosce l’italiano non farà parte del tetto perché non creerà problemi in classe agli altri alunni.

«Il ministero prende atto che chi è nato in Italia è di una specie diversa. La questione didattica mi sembra marginale. Quello che conta è l’alfabetizzazione. Se si arriva in Italia a tre anni o si nasce qui, si imparerà l’italiano senza alcun problema a scuola. Ne conosco moltissimi di casi di bambini in grado di parlare un perfetto italiano e anche il dialetto pur essendo arrivati a tre-quattro-cinque anni ma avendo frequentato poi le scuole in Italia».

Le parole del ministro potranno diventare una base per successivi riconoscimenti?

«Le parole di un ministro non hanno mai costituito un precedente anche se in Italia a volte le dichiarazioni hanno più importanza delle leggi stesse. E’ chiaro che nel dibattito politico userò queste parole. E’ impossibile pensare che queste posizioni, per coerenza, non si rifletteranno nel dibattito sulla riforma della cittadinanza che avrà luogo alla riapertura dei lavori parlamentari. Come sosteniamo da tempo, e come dimostra anche la nota del ministero, lo ius soli esiste già di fatto nelle nostre scuole. Il Parlamento non può non prenderne atto».

Ma ci sono alcune scuole che hanno il 90% di immigrati. Secondo lei è un problema?

«Dipende dalle situazioni singole, non dalla cifra. Sono d’accordo sul fatto che si debba salvaguardare il diritto degli alunni italiani di studiare a scuola ma non penso che il tetto sia la risposta giusta. Anche perché non si sa che fine farebbero quelli che superano la soglia. E’ evidente che siamo di fronte a uno spot pubblicitario e che poi nella realtà ogni dirigente scolastico si regolerà per conto proprio appellandosi alla conoscenza più o meno adeguata dell’italiano da parte degli alunni stranieri della sua scuola».

La vicenda di Rosarno ha animato il dibattito politico e ora si vorrebbe tornare indietro rispetto al vostro progetto di riforma sulla cittadinanza.

«Il progetto di legge non si tocca, questo è evidente. La vicenda di Rosarno non ha nulla a che vedere con la cittadinanza, è un problema del tutto diverso. La maggioranza vorrebbe tornare ad esaminare la riforma in commissione. A noi sta anche bene questo passo indietro se serve a liberarci dalla pressione delle elezioni regionali. Sia chiaro però che dopo la legge dovrà essere discussa e approvata senza altri ritardi. E sia chiaro che la questione minori è voluta dall’opposizione ma che all’interno della maggioranza è un nervo scoperto. C’è una profonda spaccatura. Il Pdl dovrà dimostrare di essere un partito vero, e non subalterno della Lega». \


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