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La Stampa: Ma i prof sono scettici "Un'estate di caos"

I dubbi di insegnanti e pedagogisti

20/02/2008
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La Stampa

RAFFAELLO MASCI

ROMA - Per ora si va avanti, ma con l’arrivo dell’estate la grande (e poco agile) corazzata della scuola italiana potrebbe essere travolta dall’organizzazione dei corsi di recupero, e oscillare pericolosamente. A questa conclusione è giunta Daniela Girgenti, direttore della «Tecnica della scuola», una delle più antiche e diffuse riviste del settore, che proprio al recupero dei debiti formativi sta per dedicare un dossier. E che cosa viene fuori dall’inchiesta? «Che fare i corsi di recupero durante l’anno scolastico - dice Girgenti - non sarà un grande problema, perché di fatto si fanno già, e fin dal 1995, da quando cioè furono aboliti gli esami di riparazione. Si chiamano in un altro modo (Idei: iniziative didattiche e integrative) ma sono all’incirca lo stesso. Chi va male, chi presenta lacune apprezzabili, deve frequentare un corso di recupero».

Ma che succederà a giugno, quando gli scrutini finali saranno conclusi e si scoprirà che oltre un terzo degli allievi si porta dietro debiti multipli e stratificati? «A quel punto - spiega Girgenti - arrivano i dolori, che possiamo sintetizzare in due elementi principali: la formazione delle classi e le ferie degli insegnanti». Bisogna considerare, infatti, che le scuole finiscono a metà giugno, poi ci sono gli scrutini, quindi gli esami di Stato. Si arriva a metà luglio. «Solo allora - aggiunge Girgenti - i docenti sono disponibili a tenere i corsi di recupero, ma fino a quando potranno andare avanti? Non oltre il 20 agosto, perché poi bisogna fare la valutazione finale e saranno necessari almeno dieci giorni. Il 31 agosto tutto, infatti, dovrà essere concluso. Bene: ammesso che le cose vadano così, fino al 31 agosto non si saprà quanti saranno i promossi e i bocciati. E le classi che inizieranno da lì a 15 giorni, quando verranno formate? Si va, secondo noi, al disastro organizzativo».

C’è poi la seconda questione: le ferie degli insegnanti. Come tutti i lavoratori dello Stato i professori hanno 40 giorni di ferie, a regime, di cui 30 devono essere fatte d’estate. «Ma quando? - si chiede Girgenti - Le faranno a rotazione? Questo è possibile per i docenti di educazione fisica, o per quelli di religione. Ma per quelli di lettere o di matematica che hanno anche fatto gli esami di Stato e i corsi di recupero?».

E i pedagogisti non sono meno perplessi. «Nella marina borbonica si diceva “fare ammuina” - dice con ironia Giuseppe Bertagna, docente a Bergamo e consigliere pedagogico di vari governi - ecco, mi pare che Fioroni rischi questa deriva, fatta salva beninteso la buona intenzione: un grande caos per nulla. Se vogliamo affrontare il problema delle grandi lacune presenti nella formazione dei nostri allievi, occorre procedere per gradi che non possono essere saltati: primo, investire sulla preparazione degli insegnati. Secondo, allestire un sistema di valutazione esterna e omogenea, per evitare che quello che io reputo da 4 e rinvio al corso di recupero, un altro lo valuti da 7 e lo promuova. Solo al terzo posto si può pensare ad un sistema di corsi di recupero mirati».

Di analogo parere il suo collega Renato Di Nubila, dell’Università di Padova: «Se si tratta di una riproposizione delle lezioni già svolte, dubito che i corsi possano servire a qualcosa - commenta - Se i ragazzi non hanno appreso sarà anche perché non hanno studiato, ma soprattutto perché non hanno imparato a studiare. Quindi, prima delle lezioni, occorre insegnare un metodo di apprendimento, altrimenti tutto è inutile».

Come finirà, dunque, questo esperimento? «La tecnica della scuola» propone due scenari: per evitare corsi di recupero estivi le scuole saranno tranchant, o promossi o bocciati, già a giugno. Seconda ipotesi: arriverà un nuovo ministro e tutto tornerà in discussione.


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