La Stampa-La scuola si deve mobilitare contro la guerra
La scuola si deve mobilitare contro la guerra L'assessore Oliva: non può essere indifferente di fronte alle bombe 19/3/2003 Mobilitazione. E' la parola d'ordine di studenti e lavoratori ...
La scuola si deve mobilitare contro la guerra
L'assessore Oliva: non può essere indifferente di fronte alle bombe
19/3/2003
Mobilitazione. E' la parola d'ordine di studenti e lavoratori nell'ansia generale per l'attacco all'Iraq: l'assessore provinciale all'Istruzione Gianni Oliva lancia un appello al mondo della scuola invitando gli insegnanti a far corrispondere alla prima bomba sganciata mattinate di formazione e discussione con i ragazzi, e ha organizzato per sabato un appuntamento al Lux mirato agli istituti scolastici; gli studenti e i lavoratori riprendono i testi della Tavola della pace e si preparano a sfilare e a manifestare facendo perno su piazza Castello con la sigla "Torino contro la guerra", che riunisce un lungo elenco di associazioni, comitati e cooperative. Oggi alle 13 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil incontreranno il prefetto, per ribadire il loro no al conflitto, per chiedere al governo di attivarsi per scongiurarlo e presentare un calendario di mobilitazioni. Va segnalata anche l'iniziativa di allievi e docenti dell'Istituto comprensivo Leonardo da Vinci che venerdì sfileranno per la pace, dalle 10,30, in un corteo colorato lungo le strade della Falchera. "All'avvio dei bombardamenti su Baghdad, la scuola deve fermarsi", scrive l'assessore Oliva nel suo appello, che precisa d'esprimere "non un ordine, ma un accorato auspicio" perché il primo giorno di guerra "non corrisponda, nelle aule, al consueto susseguirsi di lezioni di greco o ragioneria come nulla fosse accaduto, ma si traduca in occasione di formazione e di confronto", coerentemente con "i tanti percorsi formativi sviluppati intorno ai valori della pace, della tolleranza, della legalità e del rispetto tra le culture". Dunque la prima mattinata di bombe "sia momento di maturazione e di educazione attraverso la lettura dei giornali, testimonianze, discussioni, interventi di esperti e di docenti". Per un momento di "riflessione collettiva", l'assessore ha inoltre organizzato dalle 9 di sabato, al Lux, un dibattito cui ha invitato Ernesto Olivero, don Ciotti, Younis Tawfik, Gabriele Vacis, don Piero Gallo, monsignor Luigi Bettazzi, Marco Ponti e Dario Voltolini. Al suo invito rispondono positivamente - pur ribadendo l'autonomia di scelta delle scuole e degli insegnanti - anche presidi da sempre su posizioni moderate: "Vorrei evitare - dice Catterina Cogno, del Sommeiller - inutili discussioni in cui i docenti esprimano opinioni personali sull'essere a favore o contro l'attacco: è giusto invece che gli studenti siano informati e sensibilizzati con interventi di solido spessore culturale, che li aiutino ad interpretare la realtà. Non mi va insomma di dire "non si fa lezione", mentre è giusto approfondire un tema così importante". E Mario Perrini (preside del Galileo Ferraris): "No ad impartire disposizioni agli insegnanti: senza forzare nessuno, è però giusto parlare di ciò che sta accadendo in modo serio e approfondito, lontani dalla propaganda e attenti ai contenuti culturali ed educativi". Intanto, a livello nazionale l'Udu (Unione degli studenti universitari) annuncia interruzioni della didattica, assemblee e occupazioni di scuole ed atenei prima di scendere in piazza. "Non appena la prima bomba cadrà in terra irachena, per testimoniare che le scuole e gli atenei sono presidi di pace e non rimangono indifferenti di fronte ad una simile tragedia". L'Università degli Studi era tra gli atenei che avevano approvato nelle scorse settimane mozioni per la pace, e già nei giorni scorsi gli Universitari in lotta raccoglievano firme a Palazzo Nuovo per chiedere la sospensione dell'attività didattica in caso di conflitto. Numerosi collettivi universitari, le rappresentanze di 55 scuole di città e provincia, Acmos, Sinistra giovanile, Terra del Fuoco, Tipi sinistri e Uds uniscono intanto le loro sigle sotto la bandiera di "Torino contro la guerra" che muove gruppi cattolici, di sinistra, dell'associazionismo e del volontariato, per una prima giornata di mobilitazione congiunta con i lavoratori.
Giovanna Favro