La Stampa-La scuola fa l'esame alla riforma Moratti
La scuola fa l'esame alla riforma Moratti "Della legge conosciamo solo quello che abbiamo letto sui giornali" Una mattina per discutere le prospettive e le incertezze che coinvolgono...
La scuola fa l'esame alla riforma Moratti
"Della legge conosciamo solo quello che abbiamo letto sui giornali"
Una mattina per discutere le prospettive e le incertezze che coinvolgono il mondo dell'istruzione nel tempo della riforma Moratti "in progress": gli Stati Generali della Scuola della Provincia di Torino, convocati per necessità di confronto dal preside-assessore al Sistema Educativo e Formativo della Provincia, Gianni Oliva, si terranno venerdì dalle 9 alle 12 al cinema Nazionale di via Pomba 7. L'invito alla manifestazione - sulla falsariga formale di quella voluta dal ministro, a Roma, in dicembre - è stato rivolto a docenti e dirigenti di ogni ordine e grado, alle organizzazioni degli studenti, dei genitori, ai sindacati, alle forze politiche, al sottosegretario Maria Grazia Siliquini. Nella prima parte della mattinata sono previsti brevi interventi di studenti, docenti e dirigenti scolastici. Seguirà il dibattito. "Mi auguro intervengano anche i rappresentanti delle forze politiche, perchè la riforma è un problema insieme della scuola e della politica", osserva Oliva. La scuola, che da alcuni anni è attraversata da profondi cambiamenti, vive con disagio la nuova stagione di interventi riformatori. "Nello scorso dicembre è stato presentato il rapporto della commissione Bertagna, una proposta che personalmente non condividevo, ma che si ispirava - dice l'assessore - ad un progetto pedagogico coerente: tra quel documento e il testo della legge delega approvato dal governo lo scorso 1° febbraio, ci sono differenze profonde. Né il mondo della scuola né gli enti locali e neppure le parti sociali sono stati coinvolti nella discussione". Docenti e studenti sottolineano che non esiste informazione veicolata direttamente dal governo alle scuole. "L'idea degli Stati Generali parte da qui: far uscire la riforma Moratti da un circolo ristretto di addetti ai lavori e trasformarla in un momento di confronto allargato". Nei mesi scorsi, gli studenti di molti istituti superiori hanno fatto assemblee, autogestioni, tavole rotonde sul documento Bertagna; nascono coordinamenti spontanei di genitori a Torino, Grugliasco, Chieri e altrove; oggi alla Cgil, in via Pedrotti, si tiene un incontro regionale dei presidi degli istituti professionali e tecnici industriali, e altri ci sono già stati, per discutere sul futuro delle proprie scuole; raccolte di firme sono in corso tra le insegnanti di scuola materna (quella avviata dalle maestre del Progetto Alice, per esempio, o l'altra che, partita da un'insegnante di Vigone, Enza Di Blasi, sta toccando decine di scuole in tutta la provincia). Una mobilitazione è partita dalle scuole superiori di Pinerolo e si è allargata a numerosi altri istituti della provincia. "Queste iniziative dimostrano - dice Oliva - interesse e preoccupazione: l'incontro di venerdì vuole raccogliere ciò che sta emergendo e trasformarlo in contributo per il percorso successivo della riforma stessa". I punti sotto osservazione sono numerosi. "La scelta a 14 anni tra istruzione liceale e formazione professionale appare fortemente prematura, con il rischio di non fornire a tutti i giovani le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro. L'abolizione degli istituti tecnici sembra pregiudicare un canale di formazione che da sempre prepara i quadri intermedi delle aziende e delle amministrazioni pubbliche: periti industriali, geometri, ragionieri; il tempo pieno e il tempo prolungato della scuola dell'obbligo sembrano ridimensionati, o addirittura azzerati, dalla riduzione delle ore di lezione a 25 settimanali". Tra i capitoli contestati della riforma, poi, l'ingresso nella scuola dell'infanzia a due anni e mezzo. "Un escamotage per permettere la conclusione degli studi a 18 anni, ma non sembra tenere conto delle tappe naturali di sviluppo del bambino". Ancora: "La distinzione tra un monte ore omogeneo sul territorio nazionale ed uno affidato alle scelte delle Regioni sembra togliere autonomia ai singoli istituti. "Sembra" perché non c'è chiarezza sui propositi del governo". Poi, tra tanti dubbi, una certezza. "L'esame di stato fatto con tutti membri interni: una riforma - dice Gianni Oliva - realizzata semplicemente non inserendo nella Finanziaria le risorse per pagare i commissari d'esame. Così, le scuole serie valuteranno gli allievi secondo i criteri consueti, mentre altre potrebbero avere la tentazione di regalare diplomi con punteggi molto alti. Se i titoli di studio non avessero valore legale, le considerazioni sarebbero diverse: ma dal momento che il voto di maturità fa punteggio nei concorsi e nelle assunzioni, questa riforma rischia di esaltare la "scuola facile" a tutto danno della "scuola rigorosa"".
Maria Teresa Martinengo