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La Stampa-La scuola è nel caos ma chi riparerà i danni agli allievi?

La scuola è nel caos ma chi riparerà i danni agli allievi? Lorenzo Mondo LE manifestazioni che si sono svolte in ogni parte d'Italia contro la politica del governo sulla scuola, e in s...

21/11/2004
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La Stampa

La scuola è nel caos ma chi riparerà i danni agli allievi?

Lorenzo Mondo
LE manifestazioni che si sono svolte in ogni parte d'Italia contro la politica del governo sulla scuola, e in specie contro la riforma Moratti, confermano la profondità di un malessere. C'è innanzitutto un collante della protesta, che nasce dal mancato rinnovo del contratto, scaduto da un anno, per tutti i dipendenti e dai 14.000 esuberi tra gli insegnanti, previsti con smentite e controsmentite dalla Finanziaria. Riesce difficile, tanto più con i tempi che corrono, contestare la difesa di uno stipendio e la preoccupazione per la sorte degli esclusi, quale che sia il loro diverso utilizzo. Risulta altresì pertinente la domanda su quali mezzi si può contare per la rivoluzione delle tre "i" (impresa, internet e inglese) promessa dalla riforma Moratti. A proposito della quale si battono però in breccia numerosi punti che, all'occhio perplesso del profano, non sembrano di per sé determinanti e rappresentano appena lo sviluppo e il ritocco di una riforma che fu avviata a suo tempo da Giovanni Berlinguer. Per questo la comprensibile protesta appare contaminata da una ostilità preconcetta, e gli incendiari della Sinistra affetti da una smemoratezza che si può chiamare faccia di bronzo.
In realtà, la sprovvedutezza da un lato, e la faziosità politica dall'altro, le rivendicazioni sindacali e magari corporative, coprono una sostanza ben più inquietante per il futuro della scuola e della società italiana. Soltanto poche voci si sono levate a lanciare con vigore l'allarme: anche in questi giorni, con perfetta sintonia e distonia rispetto agli avvenimenti. Ho letto Tre più due uguale zero, La riforma dell'Università da Berlinguer alla Moratti, una serie di scritti introdotti e curati da Gian Luigi Beccaria (Garzanti). E' lo spirito stesso della riforma che, nell'ottica di un umanista, viene messo in discussione. Beccaria denuncia la volontà di appiattire la scuola sul solo presente in nome di una malintesa e risibile modernità, di mortificare in particolare chi si occupa di storia, di filosofia, di letteratura e mantiene vivo il culto della memoria, a vantaggio di materie ritenute più "utili". Perché la scuola ha un compito non utilitaristico ma formativo, non può rinunciare a discipline che insegnano a pensare e sono dunque propedeutiche ad ogni futura attività lavorativa, ad ogni episodio esistenziale: "Discipline che hanno favorito sino a ieri la maturazione di uno spirito critico, e l'educazione alla libertà, alla pluralità, alla tolleranza". Di più, la cultura semplificata e omologante che viene proposta, quella dei "saperi minimi", è offensiva proprio per le "masse" che, demagogicamente, si vorrebbe promuovere ed hanno invece diritto a un insegnamento "del più alto livello possibile: ad una tavola imbandita, non alle briciole di un pasto".
Sulla stessa linea, riferendosi all'insegnamento liceale, si muove Paola Mastrocola. La scuola raccontata al mio cane (Guanda) racconta, sul filo dell'esperienza personale, la storia di "un mestiere che non c'è più". La Mastrocola insegue con sorriso sforzato l'affannarsi dei colleghi intorno a parole e occupazioni desuete quali Progetti, Recuperi, Percorsi, Debiti, Obiettivi, Pof. Cose che non hanno nessun rapporto vero con la vocazione dell'insegnante, valgono soltanto a distoglierlo dalle sue responsabilità, a trascurare gli allievi: "Li stiamo tragicamente ingannando. Tessiamo loro, giorno per giorno, riforma dopo riforma, una rete pericolosa, un imbroglio, una trappola mortale: questa scuola facile, socializzante, divertente, flessibile, adeguata, moderna, innovativa, computerizzata, assistenziale, permissiva, aperta... questa scuola che noi adesso stiamo loro costruendo forse li rovinerà, condannandoli per sempre a una Ignoranza abissale che non potrà non avere conseguenze sul loro futuro professionale". Sono spunti di riflessione di cui non sembrano tenere conto i "saggi" preposti alla riforma, i ministri, i partiti d'ogni colore, le bandiere dei manifestanti. Ci chiediamo se si troverà ancora tempo, un tempo non misurabile a generazioni, per rinsavire, per riparare i danni.


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