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La Stampa: La rivolta delle muse precarie

I modelli delle accademie d’arte “Stipendi da fame, basta tagli”

07/04/2009
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La Stampa

ELENA LISA

MILANO

Sono state le fonti d’ispirazione di Botticelli e di Raffaello, di Brunelleschi e di Donatello. In posa da oltre 500 anni, raffigurate nelle più celebri opere d’arte, oggi però le muse dicono basta e chiedono un riconoscimento ufficiale della loro professione. Modelle e modelli, che ogni giorno posano nelle aule dei licei artistici e delle accademie italiane, hanno dato vita a uno sciopero nazionale e soprattutto a una protesta esemplare nella città d’arte per eccellenza, Firenze: dove quindici ragazze hanno sfilato, nude, rappresentando dipinti e sculture dei più importanti artisti di tutti i tempi, dalla Nike di Samotracia alla Venere di Botticelli.

La pasionaria che fa da portavoce della protesta, che ha come motivo principale l’assenza di un contratto di lavoro, è Antonella Migliorini. Fiorentina, 45 anni, lavora come modella da venti: «Dagli anni '60, quando è stata introdotta la prima forma contrattuale che ci riguarda, la professione dei modelli, sia uomini sia donne, è equiparata a quella dei custodi».

Una questione di riconoscimento professionale, appunto, ma anche di tutela contrattuale: «Siamo circa in 300 in tutta Italia e nessuno ha un contratto a tempo indeterminato. Gli stipendi sono da fame». Chi, prima del 2000, è riuscito a firmare cinque contratti, oggi in mano ne ha uno a tempo determinato. Gli altri modelli, invece, che sono più della metà, si devono accontentare di quelli a progetto, oppure di quelli ancora più precari di «prestazione d'opera occasionale». Gli stipendi sono bassi per tutti: i più fortunati arrivano a 900 euro al mese; gli altri, la maggioranza, si accontentano - si fa per dire - di 500.

«Lavoriamo per ore immobili nella stessa posizione e andiamo incontro a molti danni fisici. Nemmeno si contano i modelli che durante una posa vengono colti da congestione e finiscono al pronto soccorso - dice ancora Antonella Migliorini - per non parlare delle patologie croniche legate alla circolazione». Minimo 20 ore di lavoro a settimana per chi ha un contratto a tempo determinato, chi ha un contratto a progetto arriva anche a 24: «Il nostro calvario incomincia all’inizio dell’anno quando presentiamo il curriculum ai diversi istituti - continua la portavoce dei “modelli viventi” - Può capitare che chi ci seleziona si accontenti delle fotografie, ma molti insegnanti, invece, ci chiamano per i provini durante i quali stiamo in piedi per delle mezz’ore».

Svestiti, e fissi nella stessa posizione, davanti agli alunni per le lezioni di anatomia, oppure per quelle di pittura artistica. Ma non basta essere capaci di stare fermi a lungo. Per diventare modelli i requisiti sono molti di più: fisico armonioso, robustezza, concentrazione. Ma anche doti interpretative legate alla danza e al teatro: «Non è la fatica che ci spaventa, ma le sorti sul nostro futuro - continua Antonella - La riforma delle accademie, se resterà così, toglierà fondi e posti di lavoro e molti di noi saranno costretti a trovarsi un terzo mestiere per sopravvivere. Sì, terzo: sono in tanti che, per mangiare e pagarsi un affitto, già ne fanno due».


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