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La Stampa-La riforma della discordia: "Snaturati licei e istituti"

OGGI SARA' PRESENTATA LA BOZZA DEL DECRETO SULLE SECONDARIE SUPERIORI La riforma della discordia: "Snaturati licei e istituti" Moratti sotto accusa. Meno latino al classico, più filosofia n...

18/01/2005
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La Stampa

OGGI SARA' PRESENTATA LA BOZZA DEL DECRETO SULLE SECONDARIE SUPERIORI

La riforma della discordia: "Snaturati licei e istituti"

Moratti sotto accusa. Meno latino al classico, più filosofia nelle scuole tecniche

Raffaello Masci
ROMA
E' la liceizzazione strisciante il pericolo che molti - Confindustria, l'Associazione presidi, alcuni sindacati - vedono nella proposta Moratti per la scuola superiore: troppe discipline umanistiche estese anche agli studi tecnici, troppa omologazione nei programmi, e poi troppe materie rispetto al monte-ore, un brodo lungo sulla cui qualità alcuni avanzano dubbi.
Senza dire della questione "devolution": uno dei due canali del sistema nazionale dell'istruzione - la formazione professionale - sarà tutta regionale. C'è anche chi teme un'annessione da parte delle regioni degli studi tecnici. E che fine farebbe, in questo caso, lo standard nazionale di questo segmento della scuola italiana considerato il più moderno del nostro sistema? E ancora, i dipendenti dell'istruzione che insegnano oggi negli istituti professionali di Stato, diventeranno dipendenti delle Regioni? E i loro contratti come saranno?
Su tutti questi interrogativi oggi si attende una risposta. Il ministro Letizia Moratti, infatti, presenterà stamattina la bozza del decreto legislativo sul secondo ciclo, dicendo in sostanza come saranno le scuole superiori del domani. La riforma - si ricorderà - è stata approvata nel marzo del 2003, da allora il ministro ha avuto due anni di tempo per varare tutti i decreti applicativi. A oggi ne mancano due: quello sulla formazione degli insegnanti (che è in itinere) e quello sulle scuole superiori. Quest'ultimo è certamente il più impegnativo, non solo per la ricaduta forte che avrà sulla fisionomia della scuola, ma anche per il vivace dibattito che comporta. Tant'è che il Parlamento ha concesso al ministro una proroga alla delega di altri sei mesi: ci sarà tempo dunque fino a ottobre. Il 13 gennaio scorso il ministro aveva avuto un primo abboccamento con le forze sociali e poi con le Regioni. Aveva illustrato i punti qualificanti del decreto in un documento di 60 cartelle più fascicolone di schede e grafici. Ha raccolto le prime perplessità e oggi presenterà una "bozza" articolata su cui discutere in vista del testo definitivo.
Le sorprese, rispetto alle molte indiscrezioni delle scorse settimane, non mancano: gli indirizzi del liceo tecnologico sono diventati 8, con l'inserimento dell'indirizzo dei Trasporti, e la filosofia è stata prevista in tutti i licei in misura consistente e generalizzata: 2 ore settimanali nel secondo biennio e nell'anno finale, che diventano 3 nel liceo classico e in quello delle scienze umane. Notevole anche lo spazio riservato alla seconda lingua comunitaria: almeno 2 ore settimanali per tutti i cinque anni. Ma le ore di lezione restano le stesse (27-30 a settimana), col rischio di annacquare tutto e, appunto, di "liceizzare". "Rileviamo - ha detto l'Associazione nazionale presidi - che lo spostamento dell'asse verso un sistema liceale sembra essere in controtendenza rispetto alle scelte di molti paesi europei".
Anche la Cisl scuola è stata molto critica, specie sul "doppio canale" che "configura immancabilmente una gerarchizzazione" e, secondo il segretario Francesco Scrima, mette in discussione anche "il modello nazionale unitario".
Ma guai in vista per il ministro arrivano anche dal fronte politico a lei più vicino. Il responsabile scuola di Forza Italia Mario Mauro, sul settimanale "Tempi", non è stato tenero con la riforma Moratti e ha giudicato la bozza di decreto "deludente": "Scuole che non sono più né licei né istituti tecnici, dove si studia poco e male di tutto. Il lavoro? La specializzazione? Se ne parla dalla terza in avanti - per chi sarà sopravvissuto. Esattamente quel che voleva Berlinguer. Valeva la pena abrogare la sua riforma, buttare all'aria la scuola italiana, per riproporre cinque anni dopo lo stesso pasticcio?".


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