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La Stampa: La rabbia dei precari

Uffici Provinciali Scolastici occupati, scioperi della fame, sit-in, minacce di suicidio: in tutt'Italia scoppia la protesta contro i tagli della Gelmini

30/08/2009
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La Stampa

FLAVIA AMABILE

Soltanto ieri sette donne sono salite sul tetto dell’Ufficio scolastico Provinciale di Benevento e un marito e una moglie sul tetto dell’Ufficio di Caserta. Sono gli ultimi due casi di precari pronti a tutto, anche a togliersi la vita, in questo difficile avvio di anno scolastico che vedrà 42 mila e 500 insegnanti in meno in cattedra. Gli ultimi due casi alla fine di una settimana iniziata con l’occupazione dell’ufficio Scolastico Provinciale di Salerno e di quello di Trapani da parte di decine di precari, e poi l’avvio dello sciopero della fame a Palermo da parte di due tecnici di laboratorio padri di famiglia, due dei 450 precari Ata che rimarranno senza lavoro. Una sedia a sdraio e un ombrellone in due, intendono non mangiare finché non avranno risposte. Ma c’è stato anche un sit-in a Venezia e, soprattutto, dal primo settembre la protesta si estenderà ancora.
Iniziative sono già organizzate a Milano, in Liguria, in Basilicata. «I precari della scuola, docenti e Ata, pagano le conseguenze più pesanti dei tagli attuati dal Governo», ha affermato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, che preannuncia un autunno «caldo» con sciopero generale se il ministro Gelmini non cambierà direzione.
Dario Franceschini, il segretario del Pd, dopo il moltiplicarsi delle proteste, ha puntato il dito contro il governo che: «in un periodo in cui si lotta per tutelare i posti di lavoro delle persone, lo Stato mette in atto il più grande licenziamento collettivo mai fatto». La situazione è particolarmente drammatica al Sud: solo in Campania sono stati tagliati seimila posti per gli insegnanti e duemila di personale Ata, in Sardegna 2160 fra docenti e amministrativi.
Le sette donne di Benevento sono precarie storiche, in attesa del ruolo da oltre dieci anni. Si sono recate sul punto più alto dell’ex provveditorato con l’intenzione di «resistere» fino a che il direttore dell’Usr non dia garanzie sul loro futuro e su quello dei 500 colleghi sanniti che dopo supplenze di lunga durata dal primo settembre rischiano di rimanere disoccupati. Le sette insegnanti precarie sembrano molto determinate: con loro hanno scorte alimentari sufficienti per rimanere sul tetto diverse settimane. Per proteggersi dai raggi del sole hanno allestito un gazebo.
I precari di Caserta sono Nicola Bovenzi e la moglie: entrambi quarantenni, dipendenti amministrativi, due figli ed ora senza lavoro. «Entrambi hanno alle spalle oltre dieci anni di nomine - spiega Enrico Grillo, segretario della Cgil Caserta - Per anni hanno lavorato a Brescia. Poi, facendo forza sul fatto che avevano molto punteggio, erano alti in graduatoria, nella cosidetta prima fascia e, quindi, in lizza per un’assunzione, hanno deciso di trasferirsi a Caserta, nella loro città, certi, in virtù dei loro curricula, di trovare lavoro. Ed invece non è andata così».
La prossima settimana le proteste aumenteranno, non è escluso un tentativo di far slittare l'inizio dell'anno scolastico mentre per il 23 ottobre è previsto il primo sciopero dell'intera categoria, proclamato dai Cobas, che porterà in piazza la scuola assieme a tutti gli altri lavoratori del pubblico impiego


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