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La Stampa-La nuova università dei professori precari per sempre

La nuova università dei professori precari per sempre OPINIONI Federico Vercellone A leggere quanto ha scritto Tullio Regge su ttL di sabato scorso ti si allarga il cuore e si pensa per un ...

14/10/2004
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La Stampa

La nuova università dei professori precari per sempre

OPINIONI

Federico Vercellone
A leggere quanto ha scritto Tullio Regge su ttL di sabato scorso ti si allarga il cuore e si pensa per un momento che tutto sia ancora possibile, che si possa ricominciare da capo con prospettive davvero entusiasmanti e in grado di guidare il mondo della ricerca e quello dell'educazione verso nuovi obiettivi che meritano di essere perseguiti con passione e dedicandovi il massimo delle energie. L'occasione che si sta presentando è, a tutti gli effetti, tra le più significative: è un momento nel quale l'università italiana è obbligata ad adeguarsi anche sul piano istituzionale e dei propri curricula agli standard europei. Si tratta di un processo che ha precise interferenze anche sul piano dei modelli culturali e che, soprattutto, invita a ripensare in termini molto più ampi il significato delle forme della cultura così come si sono andate depositando a partire dal tardo Ottocento e forse sino a ieri. Si tratta inoltre di un cammino che mette per esempio in questione la fede circa una suddivisione netta tra i saperi che collochi su versanti diversi e fra loro alternativi scienza e arte, l'universo tecnologico e quello dei saperi umanistici. Regge sottolinea inoltre che sta sorgendo un paradigma culturale che non ha più la fisica come proprio vettore bensì la biologia, e che investe dunque- viene da soggiungere- quello che nel senso più ampio possibile può definirsi come "il mondo della vita" e,dunque, anche la nostra responsabilità nei suoi confronti.
Un'impresa del genere meriterebbe che i ruoli della ricerca venissero potenziati in vista di questi nuovi compiti. Al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non la pensano evidentemente in questo modo. Se si va a vedere che cosa sta accadendo nel Disegno di Legge concernente lo Stato giuridico dei docenti universitari, del quale si è ampiamente discusso di recente, si ricava, ad esempio, che viene definito a esaurimento il ruolo dei ricercatori, l'unico il cui status, quantomeno teoricamente, era deputato esclusivamente per l'appunto alla ricerca. Viene inoltre abolita anche la distinzione tra docenti a tempo definito e docenti a tempo pieno, finendo di fatto per penalizzare quegli ambiti scientifici, principalmente ma non solo quelli umanistici, i cui sbocchi nella libera professione sono scarsi e che vedono nella ricerca la loro attività fondamentale, accanto alla didattica naturalmente. Ma non basta. Il sistema dei contratti a termine - già per altro sin troppo diffuso nelle nostre università- che consente di ridurre gli oneri del bilancio accademico a detrimento tuttavia della stabilità del corpo docente viene di fatto esteso, secondo questo provvedimento, anche al personale di ruolo che viene assunto inizialmente per tre anni e può quindi essere confermato per altri tre sino a una agognata assunzione definitiva che avverrà probabilmente solo una volta raggiunta la soglia dell'età pensionabile. In breve si avrà sempre più a che fare con un'università che più che avvalersi - com'è legittimo e necessario - di competenze professionali che provengono dal mondo della produzione, favorirà in realtà coloro i quali si avvalgono del titolo di professore per promuovere la propria stessa attività professionale. Dire questo non significa affatto assumere i panni dei nuovi Catari per demonizzare le interferenze e i canali di comunicazione che congiungono il mondo della ricerca a quello delle professioni e del mercato. Non bisogna del resto aspirare a una purezza che non è di questo mondo per avere dei dubbi circa l'opportunità di chiamare "università" quelle che in realtà sono scuole professionali di alto livello come l'Università del Gusto di Pollenzo. L'inquinamento ideologico sembra semmai avere tutt'altra provenienza. Per esempio - sia detto di passaggio - non bisogna essere dei mangia-preti per deprecare che università come quella romana del "Legionari di Cristo" ottengano il viatico ministeriale.
Ripensiamo allora al significato della parola "università" che rimanda all'idea del sapere inteso come una totalità le cui componenti comunicano tra loro in vista di una definizione più decorosa dell'esistenza umana. Si tratterebbe insomma- dando seguito alle indicazioni di Tullio Regge- di accostare arte e scienza in istituzioni autonome che ne tutelino il progresso. Il gusto non va certo dimenticato, ma conviene prenderlo in tutta la debita considerazione a partire dall'ora dell'aperitivo in poi.


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