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La Stampa: La Lega contro i presidi del Sud

IL CARROCCIO SI INFURIA: «INTRODURREMO QUOTE RISERVATE AI RESIDENTI»

12/08/2008
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La Stampa

[FIRMA]MARCO SODANO

Quattro calabresi, due campani, un siciliano. Sono sette nuovi presidi, freschissimi di nomina e già destinati a prendere servizio nelle scuole del Friuli Venezia Giulia.

Tutti meridionali. Tanto è bastato a mandare su tutte le furie il senatore della Lega Mario Pittoni - capogruppo del carroccio in Commissione istruzione. Il senatore si prepara a dare battaglia: introdurrà nella legge italiana, sostiene, delle garanzie per i presidi autoctoni. «Nessuno dei dirigenti scolastici appena nominati ha radici nella nostra regione».

Sospetti fannulloni? Non è questo il punto, la sindrome di Brunetta non c’entra con la protesta del Carroccio: il senatore sembra molto più preoccupato di procurare le poltrone da preside ai suoi conterranei (che, per inciso, sono anche i suoi elettori). Sicché, spiega Pittoni «la Lega sta studiando come riservare un’adeguata percentuale dei posti di dirigente scolastico vada in ogni caso a residenti nella Regione dove si deve prestare servizio». Torna in auge la polemica dei giorni scorsi sui presidi del sud che colonizzano le scuole del nord. Il senatore snocciola cifre a mitraglietta: «A livello nazionale scopriamo che su 118 posti vacanti per prossimo anno scolastico, ben 108 saranno occupati da neodirigenti che hanno vinto il concorso in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Aggiungendo i nove capi d’istituti che provengono dalle Marche, otteniamo un totale di 117 capi d’istituto provenienti dal Centro-Sud: più del 99%». E il nord, a bocca asciutta.

«Com’è possibile un fatto del genere? Quei posti sono stati assegnati agli idonei del concorso ordinario del 2004 e di quello riservato del 2006, in attuazione della Finanziaria inanziaria 2007 del Governo Prodi. A differenza delle vecchie modalità il nuovo Regolamento per il reclutamento dei dirigenti scolastici varato dal ministro Gelmini, privilegerà più il merito rispetto all’anzianità di servizio. E già questo dovrebbe fare una bella differenza. Non è credibile infatti la considerazione espressa dalla Uil scuola secondo cui al Nord i ragazzi trovano lavoro prima e spesso non c’è necessità di andare all’università, mentre al Sud all’università ci andrebbero praticamente tutti».


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