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La Stampa-L'arte messa da parte

LA RIFORMA DEL MINISTRO MORATTI L'ARTE MESSA DA PARTE CHI ha a cuore la storia dell'arte vorrebbe avere maggiori informazioni e chiarimenti dalla signora Letizia Moratti, ministro dell'Istr...

26/05/2002
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La Stampa

LA RIFORMA DEL MINISTRO MORATTI
L'ARTE MESSA DA PARTE

CHI ha a cuore la storia dell'arte vorrebbe avere maggiori informazioni e chiarimenti dalla signora Letizia Moratti, ministro dell'Istruzione, sulla sua riforma dell'insegnamento scolastico della storia dell'arte (o delle arti: non possiamo fare a meno della musica e dell'architettura). Per deplorevole tradizione è sempre rimasta una materia marginale, persino nel liceo classico (del tutto ignorata nel ginnasio e in tanti istituti tecnici). A volte provvedono per loro conto insegnanti di lettere convinti della impossibilità di formare cittadini civili ignorando Michelangelo e Vivaldi. Ora si aggiungono i timori per i meccanismi previsti dalla riforma: "La storia dell'arte scomparirà dalle scuole italiane" è il ripetuto grido di allarme. "L'insegnamento della storia dell'arte verrà esteso alle scuole elementari" è stato il controcanto, dopo un discorso della Moratti a San Patrignano. Aveva contribuito a confondere le idee Vittorio Sgarbi con una delle sue provocazioni: "La storia dell'arte non va insegnata" e spiegava il perché. Ho sotto mano il testo del disegno di legge-delega approvato dal Consiglio dei ministri il 14 marzo e ora all'esame del Parlamento. In nessuno dei dieci articoli si parla esplicitamente di storia dell'arte, né di altre materie, perché si tratta di "linee guida" della riforma da cui dovranno discendere entro due anni le regole e indirizzi studiati da apposite commissioni ministeriali. Arte e musica sono invece presentate come componenti obbligatorie nel Rapporto del Gruppo di lavoro presieduto dal professor Giuseppe Bertagna per incarico del ministro. Si propone di aumentare il numero di ore annuali di lezioni su arte e musica; si parla anche di teatro, fotografia, cinema. Tutto bene, dunque? No, anzitutto perché si tratta di proposte o raccomandazioni e lo stesso professor Bertagna avverte: "Non so quali saranno, alla fine, le decisioni del ministro e del Parlamento". Ma ci sono altri motivi di inquietudine. Nel disegno di legge-delega gli indirizzi del "sistema educativo di istruzione e formazione" sono piuttosto vaghi. Al punto b) dell'articolo 2 si parla di "formazione spirituale e morale, di sviluppo della coscienza storica", ma l'impressione è quella di un indirizzo professionale prevalente su quello culturale. All'ampiezza delle innovazioni tecniche e delle possibili scelte dei giovani non corrispondono le risorse finanziarie e le prevedibili disponibilità di docenti. Ne farà le spese la storia dell'arte, dell'architettura e della musica? L'opuscolo Una scuola per crescere non ha dissipato i dubbi. Soltanto la Moratti può rispondere, e non in linguaggio criptico.


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