La Stampa-IN FRANCIA LA SCUOLA SORVEGLIATA
UN POLIZIOTTO PER ISTITUTO IN FRANCIA LA SCUOLA SORVEGLIATA Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI FUNDA, che ha 12 anni e vive in un quartiere di Dreux, città nota perché ci ha...
UN POLIZIOTTO PER ISTITUTO
IN FRANCIA LA SCUOLA SORVEGLIATA
Cesare Martinetti
corrispondente da PARIGI
FUNDA, che ha 12 anni e vive in un quartiere di Dreux, città nota perché ci ha tirato i primi calci Patrick Vieira capitano della nazionale di foot e perché ci abitano cittadini di oltre cinquanta nazionalità, vorrebbe venire a scuola con gli orecchini. Non può, perché minacciata dal racket dei suoi compagni. Questa storiella la ragazzina l'ha raccontata ieri al "collège" (scuola media) "Pierre et Marie Curie" dove i ministri della Scuola e dell'Interno si sono ritrovati per firmare davanti alle telecamere un accordo di collaborazione con la solennità di un trattato: ci sarà un poliziotto per ogni scuola. Licei, medie e persino elementari avranno dunque da oggi, in tutte le terre di Francia, non solo un preside, gli insegnanti, i segretari e i bidelli, ma anche un agente di polizia.
Il problema non sono solo gli orecchini di Funda, ma il fatto che le violenze nelle scuole francesi sono diventate un'emergenza. Più di 80 mila fatti "gravi" all'anno. E per gravi si intende che se fossero commessi da adulti avrebbero rilevanza penale. Racket, vandalismo, traffico di droga, violenze personali. Tre anni fa "Libération" aveva rivelato che c'erano anche un migliaio di casi all'anno di violenze sessuali, il 10 per cento stupri in sé e per sé.
L'anno scorso il campione della destra francese Nicolas Sarkozy, all'epoca ministro dell'Interno, aveva proposto di collocare un poliziotto in ogni scuola. La proposta fu bocciata anche per la rivolta degli insegnanti. Ieri, con il nuovo ministro Dominique de Villepin, si è arrivati al poliziotto "accanto" a ogni scuola, il che significa che ciascun istituto avrà un suo agente di riferimento che di quella scuola dovrà conoscere i fatti e le persone, pronto in ogni momento a intervenire su richiesta del preside se la ricreazione diventa troppo calda.
Gli insegnanti protestano ancora, dicono che nell'iniziativa che porta pur anche la firma del ministro dell'Education nationale, non si vede niente di "educativo". Ma la situazione appare piuttosto delicata, le scuole di banlieue sembrano galleggiare sulla miscela esplosiva di uno scontro etnico e sociale latente, di cui un antisemitismo spesso manifesto è il fenomeno estremo.
E nel collège di Dreux, dove i ministri sono venuti accompagnati dai gendarmi in alta uniforme, i giornalisti hanno raccolto un rancore nemmeno occultato, come quello del piccolo Mehdi: "Io non amo i poliziotti e loro non amano noi. Vengono nel mio quartiere, sparano e arrestano ragazzi che non hanno fatto niente. Perché dovrò incontrarli anche a scuola?".
E pensare che l'anno era cominciato così bene: il ministro Fillon aveva raccomandato agli insegnanti di tornare al dettato di francese e allo studio a memoria delle poesie.