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La Stampa: Il 6 politico? E' il solito refrain

Mario Capanna

16/11/2008
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La Stampa

6Mario Capanna sta ancora limando la lettera con cui chiede al rettore della Cattolica di invitarlo in largo Gemelli 41 anni dopo l’assemblea che decise l’occupazione dell’Ateneo. Con la lettera, Capanna rinnova la richiesta di scuse, in merito all’espulsione da lui subita nel 1968, che gli impedì di laurearsi in filosofia. Quando ascolta le ultime dichiarazioni della Gelmini, ride. «Premetto che la ministro mi sta simpatica perché è tignosa e si assume le responsabilità a viso aperto».
Però il riferimento al 18 politico non le è piaciuto molto.
«Sa cos’è? Un asino volante bipartisan. Anche Veltroni ne parlava in campagna elettorale. È il solito refrain. Ho ancora i volantini del movimento studentesco in cui teorizzavamo che il primo nella lotta doveva essere il primo nello studio. Ebbene sì, tranne qualche eccezione, studiavamo come pazzi».
«Bisogna mettere fine all’egualitarismo», dice la Gelmini.
«Nel 1968 strappammo la liberalizzazione dell’accesso all’Università per tutti i diplomati. Ma non c’erano le aule, i professori, i laboratori. Quella fu una finta riforma. Da quel momento in poi cominciò la dequalificazione della scuola italiana».
Quindi è d’accordo con la ministro sul fatto che la nostra società è tra le meno eguali d'Europa e che non è vero che ci sono pari opportunità?
«Certo che son d’accordo. Come è verissimo che gli insegnanti sono meno pagati. Resta il fatto che oggi il rapporto diplomati e laureati rispetto alla popolazione è un terzo più basso della media Ue. Ed è di un terzo in meno la percentuale di spesa pubblica per la ricerca rispetto agli altri paesi europei. Di chi è la colpa quindi? Dello Stato».
Che però, va dato atto, sta cercando di mettere mani al problema.
«Invece di aumentare investimenti e razionalizzare le spese cosa fa il governo? Taglia. Ma le pare possibile? Anche le 180 mila borse di studio, che pure sono le benvenute, sono un pannicello caldo rispetto al problema».
La trasformazione degli Atenei in fondazioni potrebbe essere motivo per attrarre nuovi investimenti.
«Si rischia che le università nelle regioni più forti abbiano grossi finanziamenti e quelle altre no. Una privatizzazione sulla base del capitale».
Ma in sintesi anche lei quindi è così pessimista?
«Sa qual è il mio auspicio? Che l’Onda superi il panettone di Natale. La storia dimostra che la lotta prolungata alla luce del sole è sempre vincente. Se il movimento dura, esso può indurre riforme vere per superare l’attuale stallo di scuola e università».


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