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La Stampa: I genitori si autotassano per il bidello

di cui il ministro Gelmini ha privato l’elementare di Litta Parodi e Cascinagrossa, un sobborgo alla periferia di Alessandria

24/09/2010
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La Stampa

[FIRMA]SILVANA MOSSANO

ALESSANDRIA

Le famiglie si tassano di 40 euro annuali per pagare il bidello. Anzi, un «mezzo bidello» (equivalente alla metà dell’orario completo) di cui il ministro Gelmini ha privato l’elementare di Litta Parodi e Cascinagrossa, un sobborgo alla periferia di Alessandria.

Una scuoletta che, da tre pluriclassi con una cinquantina di alunni in tutto dell’83, è passata a un ciclo completo dalla prima alla quinta con 110 scolari. «Merito del modello organizzativo - dice il vicepreside Carlo Vergagni - e che prevede tre rientri pomeridiani, con attività integrative più il prescuola al mattino». Una formula che i genitori hanno apprezzato e che, dopo le consultazioni di inizio anno attraverso i consigli di classe, hanno detto di voler mantenere.

Questa impostazione, però, comporta un’articolazione dell’orario settimanale in trentadue ore, mentre, con la riforma Gelmini, la scuola pubblica può rispondere, con risorse statali, solo a una scuola del mattino per 27-28 ore, salvo che si riesca a ottenere l’assegnazione del tempo pieno, peraltro in più casi ridotto.

Gli insegnanti, con non pochi sacrifici, riescono a garantire la copertura dell’orario scuola e di mensa; ma un unico bidello non può, anche perché gli straordinari non sono ammessi e, quand’anche si potesse, non ci sono i soldi per pagarli. La carenza di risorse è proprio il nodo focale, tanto che l’istituto da cui questa elementare dipende è creditore dallo Stato (così come molte altre scuole d’Italia) di 100 mila euro sborsati negli anni passati per pagare i supplenti: i soldi sono stati attinti dal fondo in dotazione e si attende che il ministero lo ripiani.

In passato i bidelli erano pagati dallo Stato, così come i supplenti, gli insegnanti di sostegno o di altre materie. Ora lo Stato riconosce, per così dire, un «minimo garantito», ma in molti casi si è costretti a limitare l’offerta formativa azzerando varie attività che integrano e arricchiscono quelle di base. Un altro esempio: all’Istituto Agrario di Rosignano, unico in provincia di Alessandria e che raccoglie studenti anche dalla Liguria, manca un autista dello scuolabus: se non si trova il modo per assumerlo molte delle attività devono essere sospese.

Le scuole attingono a risorse proprie (assegnate dal ministero in base al numero di alunni, insegnanti e monte ore), articolate in tre capitoli, anche per ingaggiare personale integrativo mediante cooperative o direttamente a tempo determinato. E, quando nella cassa dell’istituto si è ormai raspato il fondo, si chiede alle famiglie un «ticket». Anche per pagare il bidello.

Gli insegnanti della scuola elementare alessandrina hanno mandato una lettera ai genitori: «Rimbocchiamoci le maniche: con il vostro aiuto riusciamo a garantire le attività che conoscete» hanno scritto. L’aiuto consiste in un contributo di 40 euro a famiglia: metà subito e metà entro il 15 dicembre. La risposta? C’è chi mugugna perché il diritto allo studio è andato a farsi benedire, ma intanto l’80% delle famiglie ha già versato la quota. Peraltro, si è arrivati al punto che, più terra terra, in taluni istituti ai genitori è stato chiesto anche un contributo per comprare carta igienica, fazzoletti e tovaglioli


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