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La Stampa: Epifani: Ormai siamo al basso impero

intervista

13/11/2008
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La Stampa

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“Ormai siamo al basso impero”“Il vertice senza noi? E’ un fatto gravissimo”

E’ una bruttissima pagina, una cosa da basso impero. Angeletti e Bonanni da Berlusconi a Palazzo Grazioli senza di noi... E con la Confindustria. Emma Marcegaglia avrebbe dovuto sollevare il problema della mancata presenza della Cgil. Non riesco a capirla, forse è una fase di debolezza». E’ il giorno in cui la Cgil decreta lo sciopero generale per il 12 dicembre, ma è anche il giorno dopo l’ennesima, violenta, rottura sindacale. Guglielmo Epifani è tra l’infuriato e il divertito. Infuriato, «perché questo è un copione già visto, con il “patto della lavanderia” del 2001, eppure ripercorrono gli stessi errori». Divertito, «perché a Palazzo Grazioli è stato visto anche Luigi Angeletti, che aveva smentito di essere presente». E a traccheggiare era stato anche Bonanni. Ma qui, lo sguardo cambia di nuovo: «Abbiano almeno il coraggio di dire che c’erano, invece di collezionare brutte figure».
Non era la prima volta, c’era già stata la cena di Tremonti con i capi di Cisl e Uil. Ma a lei non l’invitano mai? E soprattutto, basta questo per isolare la Cgil?
«E’ per questo che parlo di basso impero: un governo democratico ha il dovere istituzionale di confrontarsi con tutti, e di rispettare tutti. Stavolta, hanno escluso anche l’Ugl».
Perché, secondo lei?
«Non lo so. Ma ho un sospetto: c’entra qualcosa l’asse D’Alema-Fini sul federalismo? E perché Confindustria sì, e non i rappresentanti dei commercianti, delle piccole imprese, degli artigiani, che Berlusconi mette sempre in cima ai propri pensieri? E un governo che si comporta così, come i ladri di polli, è un governo convinto della forza delle proprie proposizioni? E poi sono legittimato a pensare che con quell’incontro si volesse spingere Confindustria a fare l’accordo senza la Cgil. Ma se è così, dov’è l’autonomia dal governo di Confindustria, rivendicata da Marcegaglia sin dal primo minuto?»
Teme che Confindustria faccia l’accordo senza di voi?
«Non lo temo per me, lo temo per loro: non è nell’interesse delle imprese. Perché in questo modo Confindustria avrà lo sfascio, avrà due piattaforme in ogni settore e in ogni impresa. Sarebbe davvero improvvido, l’esperienza mi dice che se una categoria di Cgil propone 1 euro d’aumento, Cisl e Uil ne proporranno 3. Secondo lei, a Confindustria conviene?».
Cgil ha indetto lo sciopero generale. E’ per questo che la Cisl ha cancellato la partecipazione alla manifestazione sulla scuola?
«No. Noi facciamo lo sciopero generale perché in una condizione di calo della domanda e degli investimenti, con una crisi così dura, le scelte del governo non sono adeguate. Si dovrebbero sostenere i redditi e le famiglie, e fare anche per le imprese quel che si fa per le banche. A questo serve, in una situazione di crisi gravissima, la finanza pubblica: a fare politica industriale. Sarkozy e Merkel hanno deciso quali sono i dieci settori fondamentali che bisogna preservare dalla contendibilità. Berlusconi e il colbertista Tremonti ce l’hanno un’idea, o scambiano il fine con il mezzo?».
E per combattere una situazione di questo tipo lo sciopero non è uno strumento inadeguato? C’è chi, come il ministro Sacconi, vorrebbe rivedere le regole.
«Lo sciopero è uno strumento. E faccio presente che non è la modalità furba e inammissibile dello sciopero bianco, quello di una parte del personale di volo, che danneggia le aziende e i cittadini. Il punto è se il governo vuole cambiare la sua politica di bilancio, se per esempio vuol dare sostegno alle famiglie usando le tredicesime, come abbiamo proposto noi. Quanto alle regole, non tutto il governo la pensa come Sacconi. Sanno che se si mettono in discussione i diritti, non si va da nessuna parte».
Chi non la pensa come Sacconi?
«Altri».
E la Cisl, che non scende in piazza con voi venerdì?
«Si sottraggono sulla base di impegni della Gelmini totalmente campati in aria. Noi non vogliamo difendere i baroni, né la proliferazione degli atenei e delle cattedre, ma non siamo così babbei da pensare che una semplice politica di tagli sia una riforma. Per ritirare lo sciopero, bisognava rimettere in discussione le scelte della Finanziaria. Tremonti non vuol farlo. A un certo punto, la Gelmini ha fatto proprio lo schema di Brunetta: facciamo un accordo, ci ha detto, e così con quello forse da Tremonti otteniamo qualcosa. Ma i rapporti tra Gelmini, Tremonti e Berlusconi sono affar loro. Io non faccio un accordo per mettere un ministro contro un altro».
Epifani, le diranno che lei è il portabandiera della sinistra. La Cgil, pur con i suoi 5milioni e 700 mila iscritti, rischia l’isolamento politico. Anche sulla scuola.
«Non è la Cgil ad essere isolata. E’ Berlusconi che, in calo di consensi non per nostro merito ma perché le scelte del governo hanno messo in moto un movimento, prova a estromettere la Cgil. Facciamo così, vediamo venerdì come va lo sciopero...». E qui sul volto di Epifani si apre un largo sorriso.


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