La Stampa: E Silvio chiamò Tremonti: "Ora fai uno sforzo"
Al vertice di maggioranza si trova l’intesa
AMEDEO LA MATTINA
ROMA |
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Sospetti e sguardi obliqui nel governo sui nuovi provvedimenti che riguardano l’Università. E soldi da chiedere a Tremonti, che ovviamente resiste. Aleggia una brutta aria nella maggioranza e tra alcuni ministri. Al punto che Maria Stella Gelmini sospetta che siano stati i colleghi della Lega a far uscire sui giornali l’indiscrezione che nel suo dicastero era pronto un altro decreto sull’Università, dopo quello contestatissimo sulla scuola. La responsabile della Pubblica Istruzione avrebbe interpretato così l’intervista rilasciata l’altro ieri di Roberto Calderoli a La Repubblica in cui diceva che certe riforme, compresa quella dell’Università, si fanno insieme al Pd e che quindi bisognava chiamare Veltroni. «In questo modo - sarebbe stato il commento della ministra - il Pd ci mette il cappello, come ha fatto con Alitalia». La verità, ragionano dalle parti di Viale Trastevere sede dell’Istruzione, è che alla Lega interessa tenere aperto il dialogo con l’opposizione per approvare il federalismo fiscale con un ampio consenso, perché Bossi teme di non portare in porto la sua «missione». Ma anche An cerca il dialogo per non andare avanti a colpi di decreto viste le turbolenze di piazza. Meglio procedere per disegno di legge e coinvolgere tutti i protagonisti dell’Università.
Su chi avrebbe poi fatto uscire materialmente il testo del decreto è stato caccia all’uomo all’interno del dicastero: e gira la voce che la Gelmini abbia rimosso il capo ufficio legislativo, Tito Varrone. Ma l’indiscrezione non è stata confermata. Ovviamente di questi sospetti ieri mattina non si è parlato al vertice di Palazzo Grazioli tra Berlusconi, la Gelmini e i capigruppo del Pdl e della Lega. Un incontro nel quale la responsabile dell’Istruzione ha chiesto la copertura politica della maggioranza sul percorso a ostacoli: «Va bene discutere le linee guida del disegno di legge, ma dobbiamo fare subito un decreto sui criteri dei prossimi concorsi e sulle sanzioni agli atenei che sforano il bilancio». Il decreto sarà pronto già questa settimana, al massimo la prossima. Il premier ha sostenuto la scelta della Gelmini, facendo presente che su queste misure gli italiani sono dalla nostra parte. «Dobbiamo andare avanti senza farci intimidire - ha detto il Cavaliere - semmai questa volta dobbiamo comunicare meglio. Sul ddl invece vogliamo discutere con il mondo universitario e non andare allo scontro». L’altro argomento spinoso, le risorse. Su questo terreno i capigruppo (Cicchitto, Gasparri per il Pdl, insieme ai loro vice Bocchino e Quagliariello, Cota e Bricolo per la Lega) hanno ottenuto l’impegno del premier a forzare la mano a Tremonti. Il ministro dell’Economia, impegnato a Bruxelles, era il grande assente al vertice dove sono stati criticati i suoi tagli orizzontali e generalizzati. «E’ sacrosanto tagliare gli sprechi, ma non si possono punire anche gli atenei virtuosi», ha detto Cicchitto. «Anzi, bisogna favorire chi amministra bene e penalizzare chi fa debiti e istituisce per i parenti cattedre inutili», gli ha fatto eco Gasparri. «Per fare questo ci vogliono più risorse», è stata la conclusione della Gelmini, che ha un contenzioso aperto con Tremonti. A questo punto Berlusconi si è fatto pensieroso: sa che soldi ce ne sono pochi, che la crisi economica è nera. E, soprattutto, conosce bene la ritrosia di Tremonti ad aprire i cordoni della borsa. Tuttavia, secondo alcuni partecipanti all’incontro, il premier avrebbe garantito che si farà carico di convincere il ministro dell’Economia che qualcosa dovrà scucire. Già ieri sera Berlusconi ha sentito al telefono Tremonti. «E’ partita la corrida - spiega un esponente del Pdl - bisognerà vedere se Berlusconi riuscirà a prendere il toro-Tremonti per le corna». Dalla telefonata di ieri sera l’impresa sembra molto ardua. |