E’ il sindacato il principale imputato dell’impietosa analisi dell’Asasi sulle assenze dei docenti italiani. Almeno uno su 10, per diversi motivi, non sale in cattedra. Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil, non si sente per nulla colpevole, anzi. «Vogliamo eliminare i diritti sindacali? Preferiamo tornare al Medio Evo, ad una situazione di assenza di democrazia?»
Il ministro dell’Istruzione Gelmini avverte che gli insegnanti lontani dalle classi sono davvero troppi e che intende intervenire.
«In quest’analisi si parla di un tasso di assenteismo per malattia pari all’8% e mi sembra davvero contenuto. E poi i provvedimenti del ministro Brunetta li faranno calare ancora. Per quel che riguarda gli altri dati penso che si tratti soltanto dell’esercizio di diritti acquisiti. Vogliamo negare il diritto allo studio o quello di fare attività sindacale? La verità è che il ministro sta operando senza rendersi conto delle conseguenze dei suoi tagli».
Quali conseguenze?
«Ci saranno danni enormi nella scuola pubblica, subordinando alle riduzioni di spesa l’organizzazione, i modelli didattici, l’offerta formativa e le dotazioni organiche. Complessivamente dalle tabelle tecniche, che ci sono state consegnate, la riduzione dei posti per il solo anno 2009 è di 42.100 docenti e 15.167 personale Ata. Non ci si rende conto della difficile situazione nel funzionamento delle scuole per il mancato trasferimento dei finanziamenti per le attività ordinarie, per le supplenze, per le attività di recupero dei debiti formativi. Con gli organici ridotti all’osso e senza risorse finanziarie si cancella l’autonomia scolastica, tornando al vecchio centralismo burocratico. Per questo occorre cambiare radicalmente i regolamenti, reperendo risorse aggiuntive per la scuola che evitano il licenziamento di migliaia di precari e la mortificazione di tante competenze».
Il ministro sostiene che i tagli sono necessari e che la scuola può comunque funzionare tranquillamente e bene.
«Ed invece proprio questo studio sulle assenze dei docenti dimostra che, visto che ci sono oltre 140 mila docenti non nelle aule per motivi del tutto legittimi e degni di essere rispettati, se si riducesse ulteriormente l’organico, la scuola non reggerebbe: il carico sui docenti in cattedra diventerebbe davvero insostenibile e le scuole cadrebbero a pezzi». \
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