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La STampa: “Classifiche inutili Ma noi insegnanti abbiamo molte colpe”

Silvio Zerella docente a Napoli

11/08/2009
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La Stampa

ANTONIO SALVATI

NAPOLI

Silvio Zerella ha 62 anni, metà dei quali passati tra le cattedre delle scuole medie di Napoli e di provincia. Oggi insegna matematica alla scuola media Giacinto Gigante nella periferia flegrea del capoluogo partenopeo.

Prof, allora è vero che gli studenti del Nord sono più bravi di quelli del Sud?

«Fare classifiche di questo genere crea solo fraintendimenti e alimenta divisioni. I saperi invece devono essere unificanti dalla Sicilia al Piemonte. In coscienza però va detto che qualche cosa va cambiata».

Si spieghi meglio…

«Anche noi professori dobbiamo fare autocritica e fornire ai nostri giovani modelli didattici diversi. La verità è che la scuola italiana non piace a nessuno. Ai nostri studenti, ai genitori e spesso anche a noi professori. Dobbiamo capire che la scuola deve ritornare ad essere un luogo di formazione e di istruzione».

Qualche suggerimento?

«Insegnati maggiormente preparati e continuamente aggiornati tanto per iniziare. Inoltre occorre cambiare i metodi di reclutamento dei professori: nelle graduatorie il merito deve avere un ruolo fondamentale e non marginale come ora».

Nella sua scuola come è andato il test?

«L'anno scorso i risultati furono scarsi. Quest’anno invece il punteggio è stato tutto sommato soddisfacente».

Eppure gli analisti parlano di un dato «drogato» da comportamenti opportunistici…

«Veramente parlerei più di “buonismo”, di affetto, che di vero e proprio opportunismo».

Quindi una mano l’abbiamo data a questi ragazzi…

«Visti i risultati dell’anno precedente la risposta è sì. E pensare che quest’anno ai test hanno presenziato i colleghi delle altre materie, non i docenti di matematica».

Allora sono loro che sono stati più buoni con i ragazzi?

«A vedere i risultati devo dire che sono stati davvero molto “affettuosi”. Ma non penso che sia questo il problema reale. E’ vero, c'è un divario tra la scuola del Nord e quella del Sud nella formazione, ma oltre a problemi strutturali, dovremmo cambiare anche dei modelli culturali ormai sorpassati».

In che senso?

«Al Sud se un ragazzo esce dalle scuole medie con ottimo sceglie un liceo, se si “licenzia” con sufficiente viene spedito in un istituto professionale. Il risultato è che nei licei sono pieni di ragazzi brillanti e preparati, gli istituti professionali invece abbondano di studenti “difficili”. Inoltre negli istituti professionali del Mezzogiorno mancano - per limiti strutturali soprattutto - quelle attività di laboratorio necessarie per “professionalizzare” i nostri giovani. Al Nord invece, anche un ragazzo brillante nelle materie umanistiche non disdegna di scegliere una scuola ad indirizzo professionale che garantisce alti standard di formazione».


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