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La Stampa: Al mercato delle maestre

Una giornata fra i precari in attesa di una supplenza nelle materne della provincia di Roma

14/09/2010
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La Stampa

FLAVIA AMABILE

Al mercato delle maestre si va con una pila di fogli, una cartina di Roma e provincia, e una quantità infinita di pazienza in tasca. Perché sarà stato anche il primo giorno di scuola quello di ieri ma mentre la campanella suona per far entrare gran parte degli alunni italiani nelle aule nei corridoi e negli atri di alcuni istituti si affollano centinaia di precari in attesa di recuperare una supplenza.
A Roma l’appuntamento di ieri mattina per i disoccupati della scuola dell’infanzia è a pochi passi dalla stazione Termini, all’istituto Manin. Subito oltre la soglia una folla di persone scorre con ansia alcuni fogli fissati con puntine da disegno ad un pannello. Liste interminabili di nomi e codici, interrotte da alcuni segni in rosso, altri in verde, e numeri scritti, riscritti, semicancellati. L’albo delle promesse per maestre e maestri romani ancora senza lavoro. Sono persone di ogni età, mamme con bambini piccoli, coppie che si tengono per mano, anziane maestre che non sono mai riuscite a diventare di ruolo.
Nessuno ci capisce nulla. O, meglio, sono davvero pochi quelli che riescono a orientarsi tra la confusione dei fogli. Perché tutti sono venuti con la loro bella pila di fogli scaricati dalla rete con la lista delle scuole dai posti ancora disponibili. Hanno studiato l’elenco e segnato con cura le scuole meno lontane dalle loro abitazioni. Non è una questione di pigrizia ma ieri mattina si sono assegnati una settantina di posti nelle materne di tutta la provincia di Roma: un calcolo sbagliato, un sì dato senza pensare, e ci si ritrova a dover percorrere ogni giorno anche cento chilometri.
Ma la lista affissa ai pannelli è diversa. I più scafati - anni di precariato e di salti da una cattedra all’altra, alle spalle - avvertono tutti che i segni in rosso vivo indicano i posti che si sono liberati proprio ieri mattina. E, allora, è tutto un segna, cancella, riscrivi sui fogli che ciascuno si è portato da casa.
Alle nove e mezza inizia l’appello. Dopo alcuni tentativi a vuoto, una donna si alza e va a sedersi ai banchi posti in fondo all’atrio. Sembra un esame di maturità con l’aggiunta della folla e delle voci. Non si sente nulla. Il colloquio va avanti per oltre venti minuti, i precari hanno il diritto di scegliere con tutta calma la scuola fra quelle disponibili. E non è facile. Sulla lista è indicato solo il nome dell’istituto e un codice meccanografico. Se nella provincia una scuola ha lo stesso nome in due località diverse bisogna ricordare i numeri assegnati dal sistema informatico ad ogni località. Nessuno li ricorda, infatti la prima sbaglia. Si ritrova ad aver scelto una scuola di Trevignano e nemmeno sa dov’è. Le danno la possibilità di cambiare, anche se il regolamento non lo permetterebbe.
Di venti minuti in venti minuti i colloqui vanno avanti lentamente nell’atrio affollato. Ad ogni posto assegnato, maestre e maestri in attesa si affrettano a cancellare l’istituto dalla lista e a controllare sulle mappe quelli che restano. Una pausa per pranzo e si va avanti anche nel pomeriggio. E’ il mercato dei prof, è così ogni anno.
«E pensare che c’è chi viene dalle scuole di specializzazione, chi ha dei master oltre alla laurea. E vengono trattati come professionalità di serie B da chiamare quando se ne ha bisogno», si lamenta Anna Fedeli della segreteria Flc Cgil Roma-Lazio.


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