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"La smettano di chiedere soldi vogliono solo screditare il governo"

Il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini: episodi simili in molti istituti per far credere che affamiamo i ragazzi

07/04/2011
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la Repubblica

Alcuni dirigenti scolastici sanno amministrare bene, altri no e cercano di incolpare noi delle loro mancanze
ALBERTO CUSTODERO

ROMA - «Sono contraria ai contributi chiesti ai genitori per le spese di funzionamento delle scuole. Oggi i soldi ci sono e chi se li fa dare dalle famiglie lo fa per attaccare il governo». Il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini si dice «depressa e frustrata» da mesi di accuse di aver tagliato i fondi alla scuola. E ora vede nei presidi che in molte regioni d´Italia chiedono i contributi volontari ai genitori (addirittura rendendoli "obbligatori" come alla D´Azeglio di Torino), un attacco politico.
Scusi ministro, ma a Torino la preside chiede il contributo alle famiglie perché è rimasta con 4 mila euro in cassa. E le famiglie appartengono alla borghesia della città, potenziali elettori del centrodestra. Come fa a vedere in tutto questo "un attacco al governo"?
«Non conosco nel merito il caso di Torino, però la richiesta da parte dei presidi di contributi ai genitori degli alunni avviene in tutta Italia. Ed è per questo che dico che è una forma per criticarci, per far passare il messaggio che noi affamiamo la scuola per costringere le famiglie a pagare».
Se è così, allora perché in molte zone d´Italia i presidi chiedono i contributi "volontari"?
«Non è che noi siamo brutti sporchi e cattivi e tagliamo i fondi alle scuole. La storia dei tagli all´istruzione inizia nel 2007, quando il ministro dell´allora governo Prodi era Fioroni. Ma se chiedere soldi ai genitori in quegli anni passati aveva un senso, oggi quel senso non c´è più».
Perché ieri aveva senso, oggi no? Cosa è successo?
«Il ministro Fioroni aveva previsto un taglio di 45 mila unità nella scuola. Quella riduzione di organici poi ritirata aveva fatto scattare la clausola di salvaguardia, un meccanismo che prevede che i tagli se non li fai su un capitolo, ricadono su un altro. Nel nostro caso furono tagliati circa 200 milioni dal fondo di "funzionamento". Anche se resto dell´idea che i soldi ai genitori non si debbano chiedere, ecco perché dico che in quel periodo i contributi ai genitori avevano comunque un senso».
Tutta colpa della "clausola di salvaguardia" allora. E oggi perché i presidi non dovrebbero più chiedere il versamento volontario di contributi?
«Perché oggi i fondi ci sono. Nel 2007 la spesa di funzionamento scolastico era di 765 milioni di euro. Nel 2011 quel fondo è di 774 milioni, 38 milioni dei quali destinati alla "Tarsu", la tassa raccolta rifiuti. In realtà i soldi al fondo funzionamento sono aumentati di 200 milioni di euro perché abbiamo risparmiato alla voce "pulizia"».
Come avete ottenuto questo taglio dei costi di pulizia?
«Nel 2007 si spendevano per pulizia 617 milioni di euro. Con una mia direttiva, ho disposto di acquistare servizi di pulizia mediante gara d´appalto e nella misura pari ad un bidello per ogni bidello mancante anziché acquistare servizi pari a due bidelli per ogni bidello mancante come avveniva nel 2007. In questo modo i costi per pulizie sono passati dai 617 milioni di 4 anni fa ai 407 milioni di quest´anno».
Se il fondo funzionamento ha addirittura 200 milioni in più rispetto al 2007, allora perché i presidi continuano a lamentare di avere le casse vuote?
«Ci sono presidi capaci che sanno amministrare bene, razionalizzando le risorse che hanno a disposizione. E poi ci sono altri presidi che invece non riescono a gestire le scuole con i fondi interni e li chiedono alle famiglie. Penso che scaricare sui genitori le spese di "funzionamento" della scuola sia un meccanismo che non condivido perché oggi le risorse ci sono e sono sufficienti».


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