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La sinistra giù dal pero, basta equidistanze

di Mimmo Pantaleo

06/09/2011
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il manifesto

 

Lo sciopero di oggi segna l'inizio di una lunga e dura fase di conflitto sociale. Cacciare Berlusconi è un dovere nazionale per salvare l'Italia dal baratro. La crisi deve pagarla chi si è arricchito con il trasferimento della ricchezza dal lavoro e dalla produzione alla finanza. La cultura reazionaria del berlusconismo non si sconfigge nei palazzi impenetrabili della politica ma con una forte iniziativa di massa. L'indignazione e la disperazione delle nuove generazioni possono essere l'energia vitale per affermare un diverso modello di sviluppo, radicalmente alternativo rispetto alla distruzione dell'occupazione, all'olocausto dei diritti nel lavoro, alle politiche antisociali adottate da tutti i governi europei.
La Cgil può essere il riferimento fondamentale nel ricostruire le condizioni morali, culturali e civili di una Italia che ha bisogno di ritrovare la fiducia nel futuro, recuperando quei valori collettivi di giustizia, libertà e legalità dissolti nell'individualismo esasperato. Per affermare un autentico cambiamento occorre che la politica torni a occuparsi della condizione sociale e del lavoro, facendo una netta scelta di campo. A fronte delle disuguaglianze non si può essere equidistanti tra capitale e lavoro, tra evasori e chi paga le tasse, tra privatizzazione dei beni comuni e loro difesa, tra tutela dell'ambiente e scempio del territorio, tra guerra e pace, tra chi sciopera e chi è subalterno al governo. Tutte le forze della sinistra devono liberasi della cultura liberista per difendere la civiltà del lavoro. L'art.8 della manovra, peggiorato al Senato, che cancella il contratto nazionale e consente di licenziare è un atto di violenza contro i lavoratori e la Cgil. E' stato concordato in incontri riservati con il governo da Confindustria, Cisl e Uil. Vogliono eliminare, in un colpo solo, l'art.18, lo Statuto e i contratti nazionali. Se dovesse passare quel provvedimento l'intesa del 28 giugno sarebbe stracciata. Altro che patto sociale! Dobbiamo contrastare con determinazione quell'intervento liberticida che cancella la Costituzione dai posti di lavoro e l'autonomia del sindacato. Il pensiero unico incita ad adottare le ricette di feroce stampo liberista, accettando interventi che minano universalità del welfare e pensioni. Com'è accettabile che si costringa un insegnante della scuola dell'infanzia o primaria o una collaboratrice scolastica a lavorare fino a 67 anni e oltre, a fronte di un lavoro così stressante?
Non si possono sacrificare progetti di vita per garantire speculatori e assicurazioni private. Non si deve tollerare l'ulteriore scempio della Costituzione con le modifiche degli art. 41 e 81. Così come bisogna opporsi alla privatizzazione dei servizi pubblici locali - la negazione dell'esito dei referendum. L'attacco al lavoro pubblico e alla sua funzione sociale mira a rendere inesigibili i diritti di cittadinanza. Gelmini uccide il diritto allo studio premiando solo «i meritevoli», che sono quasi sempre coloro che provvengono da famiglie benestanti.
La manovra finanziaria del governo rimane iniqua e depressiva, nonostante le continue e confuse modifiche e la cancellazione di alcune norme palesemente discriminatorie come quelle sulla tredicesima nel pubblico impiego. È un risultato importante il ripristino delle festività del 1 maggio, 25 Aprile e 2 Giugno, nonché aver sventato il tentativo di non conteggiare gli anni della laurea e del servizio militare.
Un governo moralmente impresentabile e screditato aumenta le tasse per difendere privilegi, ruberie, grandi patrimoni. Dopo aver distrutto l'istruzione pubblica, la ricerca e l'università demolisce, a colpi di piccone, lo stato sociale attraverso i tagli a Regioni ed Enti locali. Continua a ridurre la spesa in conoscenza mentre sarebbe necessario l'esatto contrario per garantire maggiore coesione sociale e uno sviluppo basato su fattori qualitativi. Ma il bersaglio preferito sono i lavoratori pubblici spogliati di ogni libertà e autonomia e oggetto della riduzione secca dei salari attraverso il blocco dei contratti, della contrattazione integrativa, degli scatti d'anzianità. Tremonti e Brunetta hanno escogitato perfino il dilazionamento di due anni del tfr. È prevista l'estensione anche alla scuola della finestra mobile per il pensionamento. Un accanimento terapeutico per ridurre i dipendenti pubblici a puro fattore di costo e trasformare i diritti in arbitrio. La contromanovra della Cgil indica un'altra strada per recuperare le risorse e sostenere gli investimenti. L'imposta sui patrimoni, la lotta alle evasioni, i tagli dei costi della politica e le misure per crescita e occupazione possono rappresentare la speranza di un paese più giusto.
* segretario Flc-Cgil


 

 
 
 
 

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