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La scuola trincea che perde un alunno su 4

Il patto tra professori e studenti “Basta aule con i banchi vuoti così salveremo il nostro istituto”

15/03/2014
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la Repubblica


CLAUDIA BRUNETTO Palermo
QUANDO ha aperto i registri delle cinque classi che rimanevano al momento del suo insediamento, nel settembre scorso, ha contato 150 sospensioni per 130 alunni e un elenco interminabile di assenze. Poi Antonella Di Bartolo, la nuova preside, è andata in giro per le aule e ha visto che in tutte mancavano porte e finestre. Insomma, nella scuola trincea Sperone-Pertini, in via Felice Cavallotti — dove l’anno scorso la dispersione ha superato il 26 per cento, primato assoluto in città — era tutto da rifare.
Soltanto cento alunni dietro i banchi di questo istituto comprensivo del quartiere chiamato Settecannoli e fatto di cortili desolati e palazzoni alveare. Alle loro spalle, genitori che neppure sanno che classe frequentano i figli e che all’inizio dell’anno lasciano in segreteria un numero di telefono sbagliato per non essere chiamati dalla scuola quando i ragazzini non rispondono all’appello per giorni e giorni. Basta dire che alla Pertini c’è un solo rappresentante dei genitori, anziché quattro, per ciascuna
delle cinque classi.

EPPURE per tanti ragazzini la scuola di via Cavallotti da quest’anno sta diventando un polo di attrazione. Anche grazie a loro, l’antica nomea potrà essere cancellata.
Troppi alunni però negli ultimi anni sono spariti dalla scuola. Dove sono finiti? C’è chi come Marco (tutti i nomi dei ragazzi sono di fantasia) è pluriripetente e si ritrova a 15 anni in prima media. E non ci sta a condividere la classe con i ragazzini più piccoli di lui. Non porta più neppure i libri e i quaderni con sé e alla fine sparisce nel nulla. E c’è Luigi che a scuola si presenta soltanto ogni dieci giorni e nel frattempo lavora con il padre o con lo zio. I lavoretti più disparati in giro per la città. Niente di fisso, ma quando capitano c’è bisogno anche di lui.
Così, quando torna sui banchi è indietro
su tutto rispetto agli altri. Diventa un elemento di disturbo per gli altri compagni e prima o poi molla di nuovo: sparisce. Del resto, lui va soltanto per aggiungere un’altra presenza all’anno scolastico, sperando che questo alla fine lo salvi dalla bocciatura. E poi ci sono tante ragazzine, troppe che a dodici anni suggellano il fidanzamento in casa, e a quel punto è finita. È successo anche a Lucia. Il fidanzatino di turno, infatti, in nome della gelosia, ha preteso che la ragazza non andasse più a scuola, dove gli altri coetanei avrebbero potuto guardarla e parlare con lei. Alla Pertini la dispersione scolastica ha il volto di Marco, di Luigi, di Lucia e di tanti ragazzini che gli insegnanti e la preside cercano di salvare dalla strada. «Casi come questi — dice Maurizio Morello, professore di Tecnologia e matematica — capitano più spesso di quanto si creda. La dispersione non è fatta di numeri, ma delle storie dei ragazzi, le più diverse che noi incrociamo ogni giorno per anni e che cerchiamo di recuperare».
Alla Pertini, infatti, preside e insegnanti hanno messo su una vera e propria operazione di marketing per attirare i ragazzi a scuola. È partito anche un volantinaggio nei supermercati e nelle cartolerie della zona, in cui si annuncia l’imminente apertura della scuola materna ed elementare nello stesso plesso di via Cavallotti, dove adesso c’è soltanto la media, ridotta all’osso.
Obiettivo: salvare una scuola che negli ultimi dieci anni ha raccolto i ragazzi esclusi dalle altre scuole. Quelli più difficili da recuperare. «Non ci arrendiamo — dice la preside Di Bartolo — l’obiettivo è sviluppare nei ragazzi un senso di appartenenza. La scuola è prima di tutto
loro. La logica della punizione in questa realtà non funziona, bisogna farli sentire importanti e responsabili. Noi ce la mettiamo tutta, chiediamo il sostegno del Comune per l’attivazione il prossimo anno della materna e dell’elementare per creare un circuito virtuoso».
Intanto i ragazzi che frequentano la scuola regolarmente e studiano con profitto, guidati dagli insegnanti, hanno cominciato a sistemare il giardino, a piantare i primi fiori. A ripulire i bagni dalle scritte sedimentate negli anni. E a ritinteggiare le pareti di aule e corridoi. Una scuola finalmente pulita insomma, dove come per magia sono ritornate porte e finestre nelle aule e nei bagni. Porte e finestre che adesso i ragazzi guardano con orgoglio e difendono dai potenziali vandali.
«Le attività sono tantissime — dice il professore Morello — e presto coinvolgeranno anche i genitori nel pomeriggio. Stiamo cercando di riabilitare la
scuola agli occhi dei ragazzi e del quartiere con tutti i mezzi. Per esempio, metto a disposizione ore extra di informatica per gli alunni. Un modo per sviluppare le competenze che potrebbero servire anche se i ragazzi lasciassero la scuola».
E poi ci sono la forza dell’arte, della musica, dello sport. «C’è un ragazzo — dice il professore Vincenzo Rinella — bravissimo nella corsa. Fa atletica, ma ha bisogno che qualcuno gli stia sempre dietro per non mancare agli allenamenti. Se non ci sono i genitori, c’è la scuola. Ma la scuola non può fare tutto da sola. Ne abbiamo visti tanti di ragazzi sparire ma adesso stiamo facendo di tutto per un’inversione di rotta. E i risultati cominciano a vedersi».


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