La scuola ricomincia tra certificati medici e congedi parentali contro i trasferimenti
A quattro giorni dalla chiusura delle assegnazioni provvisorie degli insegnanti, regna ancora il caos nell’attribuzione delle cattedre, e molte aule rischiano di rimanere vuote
Certificati medici, domande di aspettativa, congedi parentali, permessi straordinari. In vista del primo giorno di scuola — oggi si torna in classe in otto Regioni — piovono le richieste dei professori sulle scrivanie dei presidi: pur di rinviare un trasferimento forzato, e dispendioso, si ricorre a qualsiasi mezzo. A quattro giorni dalla chiusura delle assegnazioni provvisorie degli insegnanti, regna ancora il caos nell’attribuzione delle cattedre, e molte aule rischiano di rimanere vuote, soprattutto al Nord. «Dal 20 a punte del 40% di buchi», allerta la Cisl. «Ci sono 40 mila insegnanti in bilico», stima la Cgil. «Difficile da quantificare — frena la Uil —. Ma il fenomeno esiste: come non capire un professore che dovrebbe iniziare in Veneto ma sta aspettando la risposta per rimanere in Campania?».
Una necessità che non riguarda tutta la platea dei quasi 800 mila professori italiani: ma solo quella fetta che ha fatto richiesta di mobilità — ci hanno provato in 200 mila, a trasferirsi — e che non è stata soddisfatta. «Non tenendo conto dei 100 mila spostamenti nell’ambito della provincia, e delle 75 mila domande accolte, parliamo di circa 20 mila insegnanti scontenti: alcune migliaia ritengono di essere stati beffati dall’algoritmo del ministero dell’Istruzione», spiegano gli esperti della Cgil.
Di errori, lo stesso Miur lo ha ammesso, ce ne sono stati: tant’è vero che sta rimediando con le conciliazioni. Solo alla primaria, sono stati 3 mila gli accordi con i prof «gabbati», spediti a migliaia di chilometri pur avendo un punteggio più alto dei colleghi assegnati vicino casa. Ma ce ne sono molti altri che stanno cercando di far valere le proprie ragioni in tribunale. A questi bisogna aggiungere i professori destinati ad essere immessi in ruolo in regioni lontane da casa, che quest’anno potranno contare sull’assegnazione provvisoria anche occupando posti di sostegno: altri 20 mila, sempre secondo Cgil. Ma i numeri reali si sapranno tra qualche giorno. «E poiché tutte le procedure si concluderanno il 15 settembre, il rischio cattedre vuote c’è», denuncia il segretario Mimmo Pantaleo. «Per riparare un guasto si mette una pezza che ne crea uno più grande: stanno occupando quei posti che avevano conservato per le immissioni in ruolo», aggiunge Pino Turi, della Uil. «E così i neoassunti rimangono a bocca asciutta». Secondo la Cisl, su un totale di 18 mila posti messi a concorso, un terzo si rivelano non esistenti. A fronte di 1.378 cattedre bandite nel Lazio, 1.604 in Campania, 1.096 in Sicilia, ci sono zero posti disponibili. «È vero che il concorso vale per il triennio — sottolinea Maddalena Gissi, segretaria Cisl scuola —, ma ci vorrà un’epidemia di colera nei prossimi due anni per garantire la copertura. Al Nord invece ci sono graduatorie esaurite e mancano i concorrenti del concorso causa bocciature».
E causa ritardi: su 1.484 procedure concorsuali ne sono state approvate 522. In Lombardia il 31,7%, in Veneto il 22,1%, in Toscana il 18,2% , in Umbria il 16%. «Non riusciranno mai ad assumerli: siamo pronti a fare ricorso al Tar», annuncia l’Anief. «Scenario spaventoso», si lamenta Emanuela Martello, docente di Scienza degli alimenti e di sostegno, vincitrice di entrambi i concorsi. «Per una colpevole leggerezza del Miur saremo costretti a rimanere a casa».
Valentina Santarpia