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La scuola non ha i fondi stipendio a sorteggio per pagare i supplenti

Shock aGrosseto. La Cgil: soldi in ritardo per migliaia

06/04/2013
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la Repubblica
MARIO NERI

FIRENZE
— Hanno messo in una scatola le iniziali dei cognomi ed estratto a sorte. Al liceo Rosmini di Grosseto lo stipendio dei supplenti hanno deciso di pagarlo così, con un sorteggio, e di affidare al caso quello che dovrebbe spettare allo Stato. A febbraio, degli 11 precari in attesa, la scuola ne ha potuti saldare solo 5. Non era mai successo. Ma non è un’angheria del dirigente scolastico. «Non potevamo fare altro, non avevamo fondi sufficienti», dice la preside Gloria Lamioni, «è mortificante anche per me, ma è stata una soluzione a cui ci hanno costretto il ministero dell’Istruzione e quello del Tesoro».
La lotteria dei precari, spiega il segretario del liceo Giovanni Scarano, «si è resa necessaria per i ritardi e gli intoppi causati dal nuovo sistema introdotto per il pagamento degli insegnanti in sostituzione ». Si chiama “cedolino unico”, e da dicembre ha di fatto centralizzato i pagamenti delle supplenze brevi informatizzando
tutte le procedure. Le scuole non hanno più autonomia finanziaria per saldare gli insegnanti a chiamata, ma ricevono i fondi in base alle necessità. Per vedersi assegnare il budget devono inserire le richieste nel Sidi, il cervellone gestito dal dipartimento della Pubblica amministrazione per conto del ministero dell’Economia.
«All’inizio, dopo aver richiesto l’attivazione dei primi contratti, ci hanno concesso 5mila euro — spiega Scarano — ma poi nel corso delle settimane altri docenti di ruolo si sono ammalati e abbiamo dovuto chiamare altri supplenti. A quel punto per pagare tutti gli 11 precari ci sarebbero serviti 12mila euro. Ma né dall’Economia
né dal ministero dell’Istruzione hanno mai risposto alle nostre mail né aggiornato i fondi, senza contare che non riusciamo più ad accedere alla piattaforma informatica». «Per questo — dice la preside — abbiamo optato per il sorteggio, facendolo alla presenza dei sindacati e con il consenso degli interessati. Non
volevamo fare favoritismi. Ma non lo nego, è stato avvilente. In 20 anni di carriera non mi era mai capitato. Se siamo a questo punto, la scuola pubblica è caduta davvero in basso perché con quei soldi ci sono persone che mandano avanti le famiglie».
«In Toscana — dice Alessandro Rapezzi, membro della Cgil
scuola — ci sono almeno 500 maestri e prof di elementari e medie pescati dalle graduatorie che vanno a lavorare ogni giorno senza sapere se verranno pagati». In Italia, stima la Flc Cgil, 3.000 supplenti a fine mese non ricevono lo stipendio e devono attendere settimane. I problemi con il cervellone, confermano dal Miur, «ci sono, il nuovo sistema ha bisogno di rodaggio, ma da inizio mese i disagi stanno diminuendo e le scuole stanno ricevendo in soldi». E mentre Pd e Sel chiedono al ministro Profumo di chiarire, da viale Trastevere fanno sapere che la provocazione del Rosmini non è piaciuta: «Organizzare una riffa rischia di compromettere la tenuta sociale interna alla scuola». «All’inizio ho pensato che avrebbe innescato una guerra fra poveri — dice Barbara Ambrosini, docente di italiano e latino rimasta esclusa — ma come poteva la preside stabilire una scala dei bisogni? Per farlo avrebbe dovuto invadere la privacy di ciascuno di noi».


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