La scuola negata al Sud Italia Persi il doppio dei giorni rispetto ai bambini del Nord
Il rapporto di Save the Children: nel mondo ogni ragazzo ha saltato un terzo dell'anno scolastico
flavia amabile
roma
Dopo un anno di vita durante la pandemia, bambini e adolescenti di tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell'anno scolastico medio globale di 190 giorni.
Sono i dati diffusi da Save the Children in occasione dell'anniversario della pandemia di Covid-19. E arrivano alla vigilia, per l'Italia, di una nuova stretta sulle scuole aggiungendo ulteriori elementi al dibattito sulle conseguenze dell'ennesimo periodo di lezioni a distanza su un'intera generazione
A livello globale, si stima che si siano persi in totale 112 miliardi di giorni di istruzione, e i più penalizzati sono stati i bambini più poveri del mondo. I minori in America Latina, nei Caraibi e nell'Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dei giorni di istruzione dei coetanei dell'Europa occidentale. La chiusura ha costretto il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel mezzo dell'anno scolastico.
In Italia l'analisi ha preso in considerazione 8 capoluoghi di provincia soltanto nel periodo da settembre 2020 a fine febbraio 2021 perché lo scorso anno le scuole erano rimaste totalmente chiuse. A settembre si è rientrati in classe ma non tutti allo stesso modo. Al nord ragazze e ragazzi sono andati a scuola il doppio dei giorni rispetto ai ragazzi del sud e molti studenti si sono trovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti.
I più penalizzati sono stati studentesse e studenti delle superiori ma in Campania e Puglia anche i più piccoli sono dovuti rimanere a casa molto. I bambini delle scuole dell'infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti.
Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula circa 1 giorno su 3 (35,5 giorni contro i 97 del calendario), i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106. A Napoli i ragazzi sono andati a scuola solo 27 giorni contro gli 80 dei loro coetanei a Roma e i 61 a Milano. A Napoli, Bari e Reggio Calabria gli studenti hanno frequentato a distanza circa i due terzi delle lezioni, a Torino la metà. E sempre a Torino hanno frequentato in presenza un terzo dei giorni frequentati a Roma.
Il calcolo di Save the Children riferito agli otto capoluoghi è in valori assoluti ma è il frutto di una media tra le varie realtà di turni adottate dagli istituti. È quindi utile per far emergere soprattutto le differenze tra le diverse grandi città italiane. Oltre ai profondi divari presenti da sempre tra le scuole del nord e del sud Italia, «ora anche il numero di giorni in cui le scuole, dall'infanzia alle superiori, hanno garantito l'apertura nel corso della seconda ondata Covid, mostra una fotografia dell'Italia fortemente diseguale - spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative».
Secondo il rapporto di Save the Children oltre a perdere lezioni e istruzione, bambini e adolescenti che non vanno a scuola sono esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, matrimoni precoci e altre forme di abuso e hanno maggiori probabilità di essere intrappolati in un ciclo di povertà in futuro: il rapporto stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.
Inoltre, sottolinea il rapporto, con la chiusura delle scuole dovuta al Covid c'è il rischio concreto, in assenza di interventi mirati, di una perdita secca di 0,6 anni di scuola e di un aumento fino al 25% della quota di bambini della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo di competenze. —