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La scuola italiana è laica e plurale, le destre italiane se ne facciano una ragione

L'intervento su Huffington Post di Domenico Pantaleo, Segretario Generale FLC CGIL.

02/12/2015
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L'Huffington Post

dal blog di Domenico Pantaleo

L'abbiamo capito da quando la canea mediatica ha puntato i riflettori sulla scuola di Rozzano e sul suo dirigente Marco Parma che la "questione presepe" sarebbe stata usata strumentalmente da tutte le destre. Non ci aspettavamo, però, che anche esponenti importanti del Pd e lo stesso Matteo Renzi si esprimessero sulla stessa falsariga.

La verità è che il Natale è stato trasformato in una vistosa clava per una becera propaganda contro le persone immigrate, esattamente il contrario di quel che avrebbe dovuto esserne il suo spirito di pace universale e fraternità tra popoli diversi, portatori di culture diverse. Il premier Renzi ha dichiarato che non si può sacrificare il Natale per decisioni "politicamente corrette", intendendo con queste la capacità di integrazione della scuola di Rozzano. Tuttavia, si può tranquillamente replicare che non si può usare il Natale a piacimento e come strumento di costruzione di una presunta identità cristiana, da usare come una pistola puntata contro chi non ci crede.

Ogni identità crea le differenze, è diseducativa perché allarga il solco tra l'identico e il diverso, e soprattutto afferma una mostruosità culturale che Salvini e i suoi sodali cercano di rilanciare mediaticamente, per la quale esisterebbe un'identità cristiana, o una civiltà, che sia superiore a qualsiasi altra.

Samuel Huntington ha cercato di sostenere questa tesi fomentando il conflitto tra civiltà, e abbiamo ottenuto 11 anni di guerre, decise da Bush e Blair (che però ha avuto un pentimento postumo) tra il 2003 e il 2014 in Medio Oriente. Oggi, in Italia, le destre pensano di trasferire la teoria del conflitto tra civiltà nelle nostre scuole primarie, pensano di fare campagna elettorale sulla pelle dei piccoli migranti, dei nostri alunni, e dell'intera comunità scolastica. Pensano di poter trasformare la scuola pubblica di primo grado in un campo di battaglia ideologico, dove però a perdere saremmo tutti quanti. Grazie al cielo, ciò non accadrà, perché le nostre scuole primarie sono gestite da dirigenti e insegnanti (e noi del sindacato ne conosciamo moltissimi perché con loro ci confrontiamo quotidianamente) che nei momenti difficili hanno ampiamente dimostrato non solo di essere all'altezza della sfida educativa nell'epoca della multiculturalità, ma hanno capito in quale gioco ideologico sarebbero caduti qualora avessero ceduto alle barbare pretese delle destre. Sono barbare pretese proprio perché sono sbagliate soprattutto sul piano religioso e teologico, con la riduzione del Natale, evento eminentemente religioso del Dio che si fa uomo, a banale tradizione "occidentale" con effetti da Mulino Bianco. Ciò vale non solo a proposito della vicenda di Rozzano, ma anche per quella di Sassari, dove sta montando un'analoga canea mediatica con tanto di richiesta di intervento del ministro Giannini. A Sassari, nella scuola modello sul piano della didattica dell'integrazione è stato semplicemente chiesto al vescovo di celebrare in chiesa (e dove altro se no?) i riti sacri del Natale. Il vicepresidente del Senato Gasparri si è addirittura spinto a dichiarare che esiste una intolleranza anticattolica. Ma via, non esageriamo! Questa esasperazione del conflitto è ideologica, dannosa per la scuola, che è pubblica, e non confessionale, e dunque sorretta da alcuni articoli della Costituzione.

Se la scuola pubblica, laica, plurale, che può contare su dirigenti e insegnanti che seguono la Costituzione e gli ideali repubblicani di tolleranza e democrazia, non piace alle destre, se ne facciano una ragione, non prevarranno. Confidiamo che anche il ministro Giannini, nonostante la pessima legge di riforma della scuola, voglia replicare alle assurdità delle destre, voglia difendere la dignità della scuola pubblica italiana da attacchi pretestuosi e maldestri, e soprattutto voglia tutelare l'intera comunità scolastica da chiunque intenda sfruttarla per ragioni esclusivamente ideologiche.


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