La scuola digitale rinvia l'e-book
Il governo pronto a sterilizzare il decreto Tremonti. Nuovi contributi a carico delle famiglie
Altri tre anni prima che siano obbligatori i testi elettronici
di Mario D'Adamo
Rimandata di tre anni l'adozione dei libri di testo in versione digitale e abrogata la disposizione dell'era Gelmini sulla validità pluriennale delle adozioni, cinque anni per la scuola primaria e sei per gli altri ordini. E, altra novità, le famiglie dovranno versare alle scuole una parte della spesa per la fornitura dei libri di testo in formato elettronico o cartaceo nella versione mista.
Avevano ragione i commentatori a sostenere sul web che era una delusione l'innovazione digitale italiana, contenuta nella bozza di decreto legge di riforma (si veda ItaliaOggi di mercoledì scorso) atteso al consiglio dei ministri del 28 settembre. E infatti, per quanto riguarda la scuola e con riferimento ai libri di testo, si tratta proprio di una delusione. È archiviato il decreto legge n. 112/2008, la prima manovra del governo Berlusconi IV messa a punto dall'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti, secondo cui «a partire dall'anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista» (art. 15). Esso viene modificato dall'art. 20 della bozza di decreto sia con riferimento alla decorrenza delle adozioni dei libri in versione digitale, rimandate all'anno scolastico 2014/2015 per il 2015/2016, sia con riferimento alle definizioni, che vengono, almeno queste, migliorate. La «versione on line scaricabile da internet o mista» diventa la «versione digitale o mista» e si aggiunge che essa è «costituita da un testo in formato elettronico o cartaceo e da contenuti digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto». Peccato che si debbano aspettare altri tre anni e forse anche più, giacché interverrà l'interpretazione ministeriale secondo cui, com'è accaduto quest'anno, è vero, non si possono più adottare libri di testo in formato solo cartaceo ma ciò vale solo per le nuove adozioni, che comunque decorreranno dall'anno scolastico 2015/2016, e non per le conferme, per le quali valgono le norme dell'epoca della prima adozione, così le versioni cartacee, se in corso di conferma, si manterranno anche dopo. Per fortuna che almeno s'è pensato di eliminare i vincoli quinquennale e sessennale introdotti all'epoca del ministro Gelmini con l'art. 5 del decreto legge n. 137 del 2008, articolo che ora viene interamente abrogato. Forse l'avevano fatta troppo facile gli ex ministri dell'istruzione e della funzione pubblica, rispettivamente Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, a pensare che una regoletta smantellasse il castello di regole che da anni sorreggono il mondo dell'editoria scolastica. Ora i tecnici stanno facendo l'esatto contrario di quel che ci si aspetta da loro, velocizzazione e digitalizzazione, e che lo stesso ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, sbandiera come fulcro della sua azione di governo con il progetto delle smart city, nelle quali i libri in versione solo digitale dovrebbero pur trovare un loro piccolo spazio. Le altre modifiche al decreto 112, introdotte con la l'agenda digitale, interessano aspetti non del tutto marginali della partita libri di testo. Vi si prevede, infatti, che le famiglie all'atto delle iscrizioni versino alle scuole, per quanto riguarda il testo in formato elettronico o cartaceo nella forma mista, una quota parte del tetto di spesa, comprensiva della fornitura dei contenuti digitali e, se richiesti, dei supporti tecnologici. Il ministro è chiamato poi a definire le caratteristiche tecnologiche dei libri di testo nella versione elettronica, anche al fine di un'effettiva integrazione tra la versione cartacea e i contenuti digitali integrativi; a stabilire i tetti di spesa, con indicazione della parte a carico delle famiglie; e, infine, a determinare il peso della versione cartacea, «tenuto conto delle caratteristiche dei contenuti digitali integrativi della versione mista», che, com'è noto, non pesano, e che quindi, par di capire, dovranno essere più leggeri.