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La scuola che non crolla

Riflessione della Flc-Cgil su cosa il terremoto ha lasciato in eredità alla formazione

04/10/2012
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Estense.com

di Daniele Oppo

La conoscenza come strumento per sostenere la scuola. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il riepilogo di quanto detto da docenti ed esperti in un dibattito promosso da Flc-Cgil, dal nome “Insieme la scuola non crolla”, tenutosi nella sala della musica del Chiostro di San Paolo e inserito all’interno del “Festival dei Diritti”.

Una riflessione profonda su cosa il terremoto ha lasciato in eredità alla scuola e su come essa, o quantomeno parte di essa, ha reagito, fin dal primo istante. Lo spunto è stato la condivisione dell’esperienza vissuta da alcune delle volontarie dei campi scuola estivi organizzati da Flc e Proteo Fare Sapere nelle tendopoli e poi il discorso si è allargato al significato e all’importanza della conoscenza come diritto per i bambini e gli adolescenti che va tutelato anche nei casi di emergenza come quelli generati dal sisma.

Questo era lo scopo dell’iniziativa che ha avuto una origine e una base sindacale ma che non ha voluto porre alcun marchio o alcuna bandiera, come testimoniato anche dalla maglietta portata dalle volontarie che -seppur rossa e bianca- era priva di rimandi diretti.

Le cifre dell’attività di volontariato educativo in questione, esposte da Hania Cattani – una delle insegnanti-volontarie – sono d’altronde piuttosto chiare: dal 7 luglio al 31 agosto sono stati coinvolti 140 volontari fra insegnanti, precari, insegnanti in pensione, maestri di arti e musica, docenti universitari. 200 i bambini coinvolti nei campi di Renazzo e Cento, 20 al Campo Santa Liberata e 40 a Mirabello; 40 invece gli adolescenti mantenuti attivi con laboratori musicali e artistici. Ad impressionare sono anche i tanti insegnanti di chi si sono proposti come volontari: “abbiamo ricevuto e-mail da tutta Italia – ha detto Diana Cesarin della Flc nazionale -, soprattutto dal Meridione, gente che voleva restituire quello che ha ricevuto passando anni della sua attività professionale in questi territori”.

Lo scopo, oltre a quello di creare uno spazio dedicato ai bambini e agli adolescenti, è stato quello di dare un senso alla scuola quale “luogo in cui si costruisce la possibilità della coesione sociale del Paese”, come affermato dalla stessa Cesarin e come sostenuto anche fra gli obiettivi del programma: utilizzare il lavoro cooperativo come veicolo per la conoscenza e l’accettazione dell’altro; contribuire alla formazione di un senso di comunità attraverso la cittadinanza attiva; accrescere la percezione e la consapevolezza di se e degli altri e infine favorire il superamento della paura attraverso il racconto delle esperienze per stimolare l’espressione dei sentimenti e degli stati d’animo.

La scuola post terremoto che deve ripartire anche con l’aiuto delle istituzioni, non a caso la Ausl e Promeco hanno avviato un progetto di sostegno professionale e psicologico per gli alunni e, soprattutto, per i docenti che all’apertura del nuovo anno scolastico si sono ritrovati e si ritroveranno ad affrontare situazioni difficili. Per ora, anche per via dell’esiguo numero di personale (tre formatori in tutto) il progetto si estenderà sulle scuole superiori del distretto Ovest, ma non è detto che non vengano accettati anche sostegni per richieste specifiche. L’obiettivo è quello di riportare alla normalità la situazione.

Insomma una scuola attiva, che deve riprendersi e che fa il suo dovere anche al di fuori delle mura scolastiche e un’esperienza dalla quale ripartire per ricostruire la scuola. Ma ricostruire non è forse il verbo giusto da usare, come sottolineato da Luigi Guerra, preside della Facoltà di Scienze della Formazione a Bologna, che ha contribuito alla formazione dei volontari: “dobbiamo uscire da questa esperienza non con la scuola che avevamo prima ma con la scuola che vogliamo avere per il futuro, ancorare i nuovi progetti al futuro e non ripensare al passato”.

Un invito, infine, di alcune volontarie ai propri colleghi: “fate in modo che le scuole facciano tesoro di queste esperienze”.

 


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