La rivolta via mail dei prof a un passo dalla pensione: "Noi bloccati dalla Fornero, e i giovani a spasso"
Sono almeno 4mila e si stanno fancendo sentire sull'onda del caso degli scatti di stipendio. Chiedono a Renzi e Letta di risolvere "un pasticcio che produce la classe docente più vecchia d'Europa e il record di precari bloccati"
Salvo Intravaia
La rivolta degli insegnanti della scuola corre di nuovo sul web. Dopo quella sul pasticcio degli scatti dello stipendio, che ha costretto il governo a fare marcia indietro (anche se la partita non è ancora conclusa), scoppia la grana dei docenti che nel 2011 stavano per andare in pensione e sono stati bloccati dalla riforma Fornero: i cosiddetti "quota 96". Centinaia di lettere - tutte firmate, alcune indirizzate al "sindaco Metteo Renzi" - stanno inondando le caselle di posta elettronica dei giornali. Il tormentone è sempre lo stesso: "Un altro pasticcio si abbatte sulla scuola: quota 96". Diversi partiti politici sono alla ricerca di una soluzione, ma si devono trovare le ormai arcinote "coperture finanziarie". Ecco di cosa si tratta.
Nel dicembre 2011, fu varata la riforma Fornero sulle pensioni, che allungò di colpo sia l'età per lasciare il lavoro, sia gli anni di contribuzione da mettere sul piatto per congedarsi. Gli insegnanti che il 31 agosto dell'anno scolastico in corso di svolgimento - il 2011/2012 - avrebbero raggiunto il requisito previsto fino a quel momento dalla riforma Maroni - la "quota 96" che si ottiene sommando anni di servizio e età - erano certi di poter fare valere non l'anno solare ma l'anno scolastico appena iniziato. E invece vennero bloccati e costretti a rimanere in servizio fino a 67 anni. Altri 5 o più anni in cattedra col traguardo ormai a portata di mano.
La quota 96, infatti, si poteva raggiungere con un minimo di 60 anni di età e 35 di servizio: 61 anni e 35 di servizio, 60 anni e 36 di servizio o con spezzoni che sommassero sempre 96. Un pasticcio che assomiglia tanto a quello degli esodati che incapparono sulla stessa riforma Fornero. Ma di minore gravità. E adesso, che dopo la questione degli scatti stipendiali - prima bloccati con la richiesta di rimborso di 150 euro al mese, a coloro che li avevano percepiti, e dopo sbloccati - il vento della politica sembra essere cambiato, si fanno sentire i docenti "che non ce la fanno più a rimanere a scuola".
"Abbiamo la classe docente più vecchia del mondo e queste burocrazie incapaci tengono in classe persino gli aventi diritto per errore", si legge nella nota che corre sul web. Secondo alcuni conteggi, i bloccati sarebbero circa 4mila e per consentire loro di andare in pensione occorrerebbe una cifra "strutturale" variabile tra 267 e 490 milioni. Una cifra che in tempi di vacche magre sembra troppo alta anche per ripristinare un diritto acquisito. "Trovare le risorse (una cifra ridicola rispetto ai mille sprechi) per mandare in pensione i circa 4mila insegnanti e Ata di Quota 96 non è solo un dovere per rimediare a un assurdo errore del governo Monti, ma anche l'occasione per stabilizzare 4mila docenti e Ata che rischiano di invecchiare da precari nelle graduatorie".
E "adesso che c'è Renzi, che vuol cambiare profilo alla Scuola italiana, almeno questo può consigliare di farlo al governo Letta: sanare i pasticci burocratici di una macchina amministrativa incapace di reggere la sfida dei tempi. I nostri alunni - concludono i docenti imbiancati dal tempo e con meno forze - si ritrovano i docenti più vecchi del mondo". "E' possibile - si chiedono - che bambini di tre anni abbiano maestre d'asilo di 61 o 62 anni? Considerando poi che in Italia un giovane su due è disoccupato? Serve un patto di turn over generazionale, almeno nella scuola. Secondo noi questo governo può e deve rispondere alle sfide e ai bisogni della scuola di oggi