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La riforma Gelmini va in soffitta. Voto dopo la fiducia. Chissà

La battaglia L’opposizione ottiene il rinvio dell’esame al Senato. «Altrimenti salta la Finanziaria»

03/12/2010
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l'Unità

Alessandra Rubenni

«Se Berlusconi e il suo governo non avranno la fiducia, allora non se ne discuterà più». Anna Finocchiaro esce vittoriosa dalla riunione dei capigruppo in Senato, dove alla fine di una dura battaglia è stata l’opposizione a spuntarla. Il voto di Palazzo Madama sulla riforma dell’università - già fatta passare alla Camera mentre le proteste degli studenti paralizzavano l’Italia intera - slitta a dopo il voto di (s)fiducia. Un posticipo che fa tremare forte il testo Gelmini, seppure non è detta l’ultima parola. Perché, nel caso in cui il centrodestra trovasse i numeri per sopravvivere alla data fatidica del 14 dicembre, Futuro e Libertà potrebbe contribuire in modo determinante all’approvazione della riforma. La calendarizzazione del ddl ci sarà dopo il 14, «ammesso che il governo sia ancora nelle sue funzioni », ha annunciato la presidente dei senatori Pd, che subito dopo il voto alla Camera aveva lanciato l’aut aut al governo, chiedendo il rinvio del voto al Senato sul decreto Gelmini, pena il venir meno dell’accordo per arrivare al varo della legge di stabilità nei tempi concordati con il Presidente della Repubblica. Una condizione posta in modo ancor più perentorio, dopo che il centrodestra ha deciso di sospendere tutti i lavori a Montecitorio fino al 14 prossimo, per evitare altre sconfitte. «Alla Camera- ricorda Finocchiaro - la sospensione dei lavori è stata chiesta da Pdl e Lega incombeva sull’ordine del giorno la mozione di sfiducia contro Bondi. Per questo è ancora più incomprensibile che qui invece la maggioranza volesse, come dice il presidente Gasparri, andare all’approvazione della riforma Gelmini entro il 10». E sempre in quest’ottica il Pd cerca di sbarrare la strada alla proposta del capogruppo Fli Viespoli, che prospetta di continuare a far lavorare sulla riforma dal Commissione Istruzione. «Se le audizioni in Commissione venissero usate come cavallo di troia per un esame del testo - avverte ancora Finocchiaro - noi ci sentiremmo svincolati dal senso di responsabilità sulla legge di Stabilità ». L’OTTIMISMO DEL MINISTRO Intanto il ministro dell’Istruzione Maristella Gelmini, che pure si era detta pronta ad andarsene se la sua riforma non fosse passata, non solo resta aggrappata alla sella,maostenta ottimismo: «L’opposizione, per motivi di pura propaganda politica, mette a rischio provvedimenti urgenti e indispensabili per l’università. Ma io sono fiduciosa: il governo incasserà la fiducia del Parlamento e il ddl diventerà legge entro l’anno». Anche se poi, da Bruno Vespa, tentenna: se fiducia non sarà, allora si andrà al voto e niente riforma, deve ammettere lei, mentre l’opposizione guarda oltre l’agognata sfiducia, quando «si potranno dare alla ricerca e all’università regole e prospettive che aprano l’Italia alla fiducia e al futuro”. Nel frattempo in molte città, daAncona all’Aquila fino a Milano, continuano occupazioni e proteste, sfociate in qualche piccolo scontro a Napoli e a Bologna, dove uncorteo di studenti ha tentato di entrare al Motor Show ed è stato respinto da una carica nella quale è rimasta lievemente ferita una ragazza, che ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Per domani a Palermo sono già annunciate contestazioni in occasione della visita di Schifani all’università. E a Roma, all’Università di Roma Tre, il Presidente Giorgio Napolitano, arrivato per assistere a un convegno internazionale, è stato accolto dagli striscioni dei ragazzi con su scritto: «Presidente, almeno tu non ci abbandonare». Un appello accompagnato da una lettera consegnata nelle mani di Napolitano per esprimere «il disagio e la frustrazione» degli studenti «nel vedere il nostro futuro scivolarci pian piano dalle mani». E sulla quale il Presidente ha assicurato: «Risponderòdopo averla letta e riflettuto ».


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