La Repubblica - Tesi comprate ed esami facili I presidi: Ci vuole chiarezza
Tesi comprate ed esami facili I presidi: "Ci vuole chiarezza" L'indagine sul Cepu ordinata dal rettore Girone trova consensi tra le stanze dell'Ateneo: "Se qualche infiltrazione c'è, ?...
Tesi comprate ed esami facili I presidi: "Ci vuole chiarezza"
L'indagine sul Cepu ordinata dal rettore Girone trova consensi tra le stanze dell'Ateneo: "Se qualche infiltrazione c'è, è tra il personale non inquadrato"
SARA STRIPPOLI
tesi copiate o su ordinazione, privacy violata, infiltrazioni o semplici corteggiamenti. Università il giorno dopo, tempo di riflessione. Palazzo Ateneo si sveglia sulla mina vagante di questa indagine sul Cepu che in parte crea inquietudine e in parte soddisfa le esigenze di chi chiede chiarezza. Storia vecchia, quella del rapporto tra strutture private e atenei statali. Già il rettore Aldo Cossu aveva chiesto in passato ai suoi docenti di autocertificare la loro estraneità ad attività di collaborazione con istituti di formazione privati ed era maggio 1997 quando, nell'aula delle lauree della facoltà di Giurisprudenza, gli allora presidi Paolo Giocoli Nacci, Giovanni Girone, Vitilio Masiello e Giorgio Otranto si erano ritrovati attorno a un tavolo per discutere di "mercato degli esami universitari e delle tesi di laurea: pubblicità, soggetti, qualità e prezzi", un incontro chiesto e organizzato dall'associazione Sapere, capire, cambiare, all'epoca presieduta dal professor Michele Costantino.
Ora, passati alcuni anni, il sipario torna ad alzarsi su questo teatrino della laurea 'facile'. "Quella del nostro rettore è un'iniziativa lodevole", commenta il preside di Giurisprudenza Antonio Iannarelli "L'unica perplessità riguarda la mole di dati che dovrà elaborare la commissione. Sarà forse necessario articolarla in sottocommissioni". Il neo preside ritiene improbabile ogni rapporto tra Cepu e personale strutturato, (docenti ordinari e associati, ricercatori) ma, dice, "se qualche infiltrazione c'è può essere tra le persone che ruotano Sattorno all'Università senza farne ancora parte, quelli che si chiamano cultori della materia". Su un tema Iannarelli punta invece il dito con sicurezza, il mercato delle tesi è un fenomeno che non accenna a placarsi: "Mi è capitato più volte di dover interrompere il mio lavoro come relatore. Quando uno studente arriva dopo pochi giorni con un indice ben articolato senza aver ancora avuto il tempo di aprire un solo testo, allora è evidente che dietro c'è qualcuno, singolo o struttura che sia".
Francesco Saverio Perillo, preside di lingue, loda la scelta del rettore di scavare a fondo e non si sottrae a questo forum accademico di autocoscienza: "Questi istituti privati a volte millantano conoscenze con i docenti che non hanno affatto. Ho avuto occasione di constatarlo personalmente e non è stato affatto piacevole". Luigi Di Comite respinge l'idea di contatti pericolosi con il Cepu o altri istituti da parte dei suoi docenti e riporta la discussione sugli spazi vuoti che l'Università lascia scoperti e che strutture private possono tentare di occupare: "Per evitare che ci siano fasce di studenti deboli sarebbe necessario avere più docenti, più strutture e più personale amministrativo. Sa cosa accadrebbe se tutti i 25 mila studenti che frequentano Giurisprudenza e Scienze politiche si dessero appuntamento qui? Bloccherebbero semplicemente il centro di Bari. Mi sembra di essere stato chiaro".
A Lettere, il preside Francesco Tateo esclude con sicurezza che ci siano legami con il Cepu ma ammette che in passato un laureato della sua facoltà aveva ceduto alle richieste di collaborazione di via Melo: "L'abbiamo subito dissuaso e la cosa è finita ancor prima di nascere".
Il tema dei cultori della materia utilizzati per gli esami ritorna nelle argomentazioni di Vincenzo Tortorella, preside di Farmacia: "Non intendo assolutamente attaccare i cultori della materia, sia ben inteso. Ma è ovvio che chi non ha un contratto con l'Università si sente legittimamente più libero di accettare collaborazioni esterne. Noi non utilizziamo esterni per gli esami. Per questo e anche perché la nostra facoltà è piccola e richiede spesso tesi sperimentali, mi sento di sostenere che da noi il rischio è davvero minimo". Infine Agraria e Veterinaria. I due presidi, Giorgio Nuzzaci e Canio Buonavoglia, contano su numeri piccoli, obbligo di frequenza e ore passate nei laboratori per portare avanti tesi sperimentali: "Il problema difficilmente può riguardare noi", dicono.