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La rabbia dei docenti per la frase del premier

"La scuola è al collasso"

27/11/2012
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la Repubblica

Corrado Zunino

 

L'ultima uscita del professor Mario Monti più che una gaffe sembra un intimo pensiero, ora pubblico. «In alcune sfere del personale della scuola», ha detto il presidente del Consiglio domenica sera in teda Fabio Fazio, «c'è grande spirito conservatore e grande indisponibilità a fare anche due ore in più la settimana, avrebbero permesso di liberare risorse per fare politiche didattiche. Non esiste il mito bontà-durezza», e qui Monti è sembrato alludere alla frase del bastone e la carota usata dal suo ministro Francesco Profumo, «gli studenti fanno bene a manifestare il loro dissenso, ma i corporativismi spesso usano i giovani per perpetuarsi, per non adeguarsi a un mondo più moderno». Gli insegnanti, ín 43 secondi di diretta Rai, sono diventati un esempio di freno alla modernizzazione e alla produttività, pronti a usare i loro studenti per mantenere privilegi. Non poteva che deflagrare, la bomba, visto che dall'U ottobre scorso -dopo un'intervista del ministro Profumo con Repubblica in cui si rivelava il progetto di riforma i docenti tutti hanno iniziato a contrastare l'articolo della Legge di stabilità che prevedeva l'aumento di sei ore la setti-, mana (sei ore, non due) a parità di stipendio e in cambio di due settimane di ferie extra. Dopo un mese e mezzo di marce anti-Profumo, sit-in al ministero e mail bombing i "prof' hanno vinto: niente sei ore in più. Ma l'affondo montiano, domenica, ha riaperto la ferita.          In tempi rapidi gli insegnanti italiani hanno costruito in rete un documento unitario. Questo: «La proposta del ministro Profumo era di aumentare le ore di lavoro frontale dei docenti da 18 a 24, il 33% in più. Di fatto, le ore richieste erano almeno dodici perché a ogni lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso di pari intensità. Senza essere tecnici della scuola è facile capire che se con un orario di 18 ore un docente ha quattro  classi,  con  24  ore  ne avrebbe avute sei. Si continua impunemente a misurare ìl nostro lavoro in termini di presenza a scuola, come se si misurasse il lavoro degli avvocati solo con la loro presenza in tribunale, oppure il suo lavoro, caro Fabio Fazio hanno  scritto  rivolgendosi  al conduttore di" Che temp o che fa" con la sua presenza in studio». Le sei ore plus, tra l'altro, «produrrebbero un importante taglio di posti di lavoro peri precari: naturale ci sia stata una indisponibilità dei docenti a questa stupidaggine economica». Un insegnante di una scuola superiore ha scritto: «Questa è una visione contabile della scuola, cominciata con la Gelmini e proseguita da presunti tecnici che odiano tutto ciò che è pubblico».  Ancora:  «Dopo  più  di trent'anni di servizio guadagno 1.800 euro a fronte dei 3.000 euro dei colleghi danesi e inglesi, che lavorano quanto noi». Così la "prof" GiuliaFilauro: «Insegno da sei anni, devo pagarele fotocopie, ii sap one e alle volte i libri dei miei alunni, lo stipendio mi è arrivato a metà e faccio parte della casta?». Il sindacato della scuola, che da tempo ha disseppellito il conflitto (sostenuto da larga parte del Pd), è andato giù duro anche con Monti: «Il presupposto che i nostri docenti lavorino poco e male è falso. Nel suo governo c'è un carattere autoritario, espressione dei banchieri e dei poteri forti che intendono privatizzare l'istruzione pubblica», ha detto Domenica Pantaleo, segretario della Cgil-Flc: «Iveri conservatori sono Monti e Profumo, stanno portando il sistema d'istruzione al fallimento sociale». La classe docente, che pesa sul voto, è schierata da tempo contro il governo Monti. Così gli studenti organizzati, di sinistra e di destra. I moderati della Rete degli studenti hanno detto: «Le parole delprimo ministro, professore alla Bocconi, sono completamente scollegate dal mondo del reale».


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