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La provincia di Sondrio: Troppi tagli alla scuola pubblica, la Cgil si mobilita

Ieri al convegno organizzato a Morbegno

31/05/2010
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Corrado Barachetti (Flc lombarda): «Non ci sono più risorse per i progetti e per gli insegnanti di sostegno»

MORBEGNO(m.c.p.) Il 4 giugno occupazione dell'ufficio scolastico regionale, otto giorni dopo, il 12, manifestazione nazionale in piazza del Popolo a Roma e il 25 sciopero generale della scuola. Così la Flc Cgil risponde alla manovra del governo che penalizza i settori pubblici e aggiunge altri tagli a quelli già programmati per la scuola, l'università e la ricerca. L'annuncio della mobilitazione è stata data ieri dal segretario regionale della Flc Corrado Barachetti, intervenuto al convegno ?La scuola siamo noi? promosso a Morbegno dalla segreteria provinciale del sindacato scuola.
Una giornata per riflettere sui temi dell'istruzione, sulle scelte calate dal governo, dietro alle quali, ha sottolineato con determinazione il segretario provinciale della Cgil Giocondo Cerri, c'è una strategia ben precisa: «Quella di impoverire la scuola pubblica a vantaggio di quella privata, relegando i figli degli operai e dei lavoratori in situazioni di svantaggio rispetto a chi oggi occupa le posizioni di potere». Barachetti, di fronte a una situazione al collasso con 130 milioni di crediti vantati dalle scuole statali della Lombardia nei confronti del ministero e tagli al personale di circa 5.600 unità, ha dichiarato che il sindacato è pronto a scendere in piazza, non si arrende e punta i piedi perché «non ci sono più risorse per i progetti, per gli insegnanti di sostegno per la programmazione e per i corsi di recupero e adesso si chiede alle famiglie uno sforzo in più anche per le spese di funzionamento» per la cancelleria, la carta igienica e tutto il resto.
Marina Pensa della segreteria provinciale scuola ha ribadito la necessità di «ripartire mettendo a fuoco i problemi veri della scuola, in un modo laico e aperto a tutte le parti della società civile». Ospiti della giornata anche gli studenti del liceo scientifico P.L. Nervi che lo scorso 24 marzo hanno mobilitato 600 ragazzi per una grande e ben organizzata iniziativa di protesta che ha ricevuto una certa attenzione dal mondo politico e dai media. «Io credo - ha ricordato Giorgia Corti, una delle studentesse promotrici della giornata di sciopero - che, nonostante le tante critiche che ci sono piovute addosso, con quella manifestazione abbiamo lasciato in eredità ai nostri colleghi forse poche cose, simboliche ma importanti: la necessità di pensare con la propria testa, di non nascondersi, ma di affrontare i problemi da cittadini attivi e propositivi». «Non pretendevamo di risolvere i problemi della scuola - le ha fatto eco Simone Benazzo, altro leader della protesta studentesca - ma abbiamo capito che è fondamentale far girare le informazioni, per capire, per essere consapevoli di ciò che sta accadendo dentro la nostra scuola». Anche Fausta Messa, insegnante e presidente dell'Istituto sondriese per la Storia della Resistenza e l'Età Contemporanea ha tracciato un futuro a tinte fosche per la scuola pubblica italiana: «In questo disegno politico intravedo il pericolo di un inasprimento del conflitto e del disordine sociale. Se non facciamo qualcosa per scardinare questo processo nella scuola statale ci saranno solo i figli dei poveri, degli stranieri, i disabili, invece dobbiamo dimostrare a tutti quanto è grande e importante oggi questo patrimonio umano e di storia che si porta con sé la scuola italiana».
Il convegno ha visto anche gli interventi di Antonio Della Bosca e Antonella Pizzini dell'associazione Scuola e diritti e coordinamento genitori democratici che hanno parlato delle difficoltà incontrate dalle famiglie degli studenti che rinunciano all'insegnamento della religione cattolica.


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