La Provincia di Como: Scuole al collasso: 4 milioni e mezzo di debiti I presidi scrivono al governo: «Non possiamo più pagare i supplenti». Arriva a Como il viceministro Bastico
Scuole indebitate: sul buco in bilancio pesano non soltanto i supplenti, ma anche i commissari dell'esame di Stato e la tassa rifiuti Si mobilitano anche i sindacati: «I precari non vengono pagati e i genitori lamentano l'interruzione di pubblico servizio»
Se fossero aziende, rischierebbero di vedersi notificare una sentenza di fallimento. Le scuole, a dieci anni dalla legge che riconobbe la loro autonomia amministrativa, sono sull'orlo del collasso. L'ultima emergenza riguarda il pagamento dei supplenti: una voce che anche nel Comasco ha determinato un buco di bilancio milionario (4,5 milioni complessivi secondo l'ex provveditorato; 2,4 in base a stime degli stessi dirigenti), in aggiunta a quelli per gli esami di Stato e per la tassa rifiuti dovuta ai Comuni. Gli istituti di ogni ordine e grado hanno esaurito il fondo cassa cui attingere nei momenti di bisogno e ora lanciano un sos al governo: o ripiana il pregresso e in futuro penserà direttamente a liquidare le supplenze, per lo meno quelle superiori al mese, oppure non sarà più possibile garantire gli standard di servizio attuali. Questi i concetti chiave contenuti in un documento sottoscritto da 26 dirigenti scolastici della provincia e indirizzato ai ministri della Pubblica istruzione e dell'Economia, Fioroni e Padoa-Schioppa, oltre che ai parlamentari comaschi. «A distanza di tre mesi dalla fine dell'esercizio finanziario 2006 - scrivono i presidi -, molte scuole non hanno ricevuto ancora il saldo spettante per la liquidazione delle supplenze relative all'anno scolastico 2006 e sono state costrette ad anticipare i compensi ai docenti supplenti utilizzando il fondo di cassa. Alla data odierna la situazione è divenuta insostenibile perché ai predetti oneri si sono aggiunti quelli riferiti alle supplenze del 2007». Inoltre, «il macchinoso sistema di reclutamento del personale docente», che prevede la possibilità per ogni precario di dare il proprio nominativo a 30 istituti diversi, «ha - di fatto - determinato lo sfondamento di ogni previsione di spesa perché gli istituti hanno dovuto scorrere più volte le graduatorie prima di trovare supplenti disponibili con l'aggravante talora di non riuscire neppure a garantire il diritto costituzionale allo studio giustamente reclamato dall'utenza». Alla luce di tutto questo i presidi sollecitano una «radicale modifica» della normativa vigente. «In assenza di una risposta e di una soluzione rapida del problema», minacciano, «saranno costretti ad informare l'utenza della gravità della situazione economica, giunta al limite del dissesto finanziario». La protesta, cui si è associata Lecco, ha ottenuto come effetto una risoluzione delle Commissioni V e VIII della Camera - prima firmataria la comasca Rosalba Benzoni (Ds) - che impegna il governo ad appianare i debiti delle scuole. E lunedì 16 aprile la stessa Benzoni accompagnerà a Como il viceministro della Pubblica istruzione Mariangela Bastico per un incontro con i presidi. «Speriamo dia delle risposte», auspica il provveditore Benedetto Scaglione. «Martedì scorso - aggiunge Rosario Grullini, direttore amministrativo dell'Ufficio scolastico provinciale - una mia incaricata ha partecipato a un incontro a Roma su questo tema. Si è ipotizzato di far pagare al Tesoro le supplenze per maternità. Ma per ora si naviga a vista». Intanto il caso è arrivato anche agli sportelli dei sindacati. «Fino a gennaio i presidi hanno resistito - dice Gerardo Larghi, segretario provinciale della Cisl scuola -, provvedendo con risorse interne al pagamento dei supplenti, ma da febbraio è scoppiato il problema. Vengono da noi insegnanti che aspettano di essere pagati, ma anche genitori preoccupati perché a volte i professori assenti non vengono sostituiti. Questa è interruzione di pubblico servizio». Pietro Berra