La Provincia di Como: Fino ad oggi liquidato solo il 40% della cifra dovuta per gli esami

(c. b.) Settanta docenti dell'Istituto magistrale Teresa Ciceri sono sul piede di guerra per i mancati pagamenti degli esami di maturità della scorsa estate. Pochi giorni fa hanno inviato una lettera di protesta direttamente al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, per chiedere che venga saldato nel più breve tempo possibile il conto ancora in sospeso da ormai tre mesi. La protesta è partita negli scorsi giorni dalla scuola superiore di via Carducci, ma potrebbe presto estendersi anche ad altri istituti cittadini. Per gli esami di maturità, si legge nella missiva inviata a Roma, «i docenti avrebbero dovuto percepire una cifra pari a circa 440 euro, ma tale prestazione a tutt'oggi in questo istituto è stata liquidata una percentuale pari al 40% dell'intera cifra». In pratica all'appello mancherebbero ancora 264 euro, che i docenti aspettano da vari mesi. I professori chiedono che «a compiti obbligatori quali gli esami di Stato a cui nessuno si può sottrarre venga corrisposta un'adeguata tempistica per i pagamenti», lamentandosi del fatto che «le informazioni in merito sono frammentarie, scarne e poco incoraggianti». Per questo gli insegnanti reclamano «che vengano liquidate le somme dovute e ponendo così fine a queste attese estenuanti e immeritate». Il tutto in una lettera firmata sia dagli insegnanti direttamente interessati dal ritardo sui pagamenti, sia dai colleghi che per solidarietà hanno partecipato all'iniziativa. A lanciare la raccolta firme è stato Vittorio Mottola, consigliere provinciale dei Ds ed insegnante dell'istituto magistrale, che ha inviato la missiva anche alla parlamentare comasca Rosalba Benzoni, eletta lo scorso aprile nelle liste dell'Ulivo. Non è la prima volta che si registrano ritardi nei pagamenti degli stipendi per gli insegnanti che hanno prestato servizio per gli esami di maturità. E proprio per evitare altri disguidi, i docenti delle Magistrali si sono rivolti direttamente al Ministero, che ha ereditato il “debito” dal precedente governo.