La prima donna alla guida del Cnr Carrozza: «Ora cambiamo passo»
La svolta decisa dalla ministra Messa: così l’istituto torna nel pieno delle sue funzioni
Massimo Sideri
È Maria Chiara Carrozza la nuova presidente del Cnr, il più importante Centro nazionale per la ricerca pubblica in Italia. Bioingegnera e biorobotica, 55 anni, scienziata, ex rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ex ministra dell’Università e della Ricerca con il governo Letta, ora la professoressa Carrozza, fisica di formazione, è anche la prima donna a ricoprire un incarico che fu per dieci anni, dal 1927 al 1937, di Guglielmo Marconi, il padre del telegrafo senza fili. «Essere la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese è una sfida e una responsabilità senza precedenti. Ma anche un cambio di passo e di prospettiva». Non è un caso che sia stato questo il suo primo commento. Ma c’è un altro aspetto che vale la pena di sottolineare: come Marconi allora rappresentava la scienza e l’industria di frontiera, quelle delle telecomunicazioni, oggi Maria Chiara Carrozza è portatrice della cultura dell’intelligenza artificiale e della robotica sociale, le grandi sfide tecnologiche per il Paese.
La nomina è arrivata con il decreto firmato dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, e può considerarsi una soluzione in tempi rapidissimi di un pasticciaccio ereditato dal governo Conte e dal predecessore allo stesso dicastero, Gaetano Manfredi: il Cnr si trovava in sostanza in un pantano, incapace di procedere nel suo delicato compito proprio quando è evidente che ce ne sia più bisogno. Dall’uscita di Massimo Inguscio, coincisa dopo diverse proroghe con l’arrivo del governo Draghi, e ringraziato ieri per «il grande lavoro» da Messa, l’Ente era in sostanza senza testa.
La ministra non l’ha nascosto ieri: «Con questa nomina il Cnr torna a essere nel pieno delle sue funzioni organizzative e gestionali, oltre che scientifiche». Anche Inguscio ha mostrato soddisfazione: «Arriva una persona molto autorevole scientificamente ma anche capace di gestire». In sostanza un manuale in pillole sulla guida del Cnr.
L’agenda
La riduzione di budget e i rapporti con il sindacato i primi problemi da affrontare
La prassi vuole che il ministro scelga da una cinquina preparata da un comitato di esperti. Non è un mistero che nelle ultime settimane del governo Conte fosse proprio quello di Messa il nome emergente per la guida dell’Ente. Ma ragioni politiche avevano congelato tutto. Il destino ha voluto che fosse proprio lei a dover recuperare prendendosi la responsabilità di riavviare tutto il percorso con la nomina di un nuovo comitato — non senza ostacoli, con pareri richiesti all’Avvocatura di Stato — e una nuova cinquina a tempi di record.
La verità è che il Cnr ha i suoi lati oscuri, non tutti necessariamente con un responsabile: la riduzione degli investimenti pubblici ha costretto il bilancio a ridursi a una sostanziale copertura di costi e stipendi dei ricercatori. Il sindacato interno non è poi l’ultimo dei problemi: «Sì, l’ho trovato molto forte» aveva detto un mese fa al Corriere Inguscio proprio su cosa avrebbe dovuto aspettarsi il suo successore entrando al Cnr.
Le reazioni
La titolare delle Pari opportunità Bonetti:
«Questo per l’Italia
è un passo storico»
Peraltro fu proprio la Carrozza a nominare Inguscio alla guida del centro di Metrologia di Torino, non senza dispetto locale, passaggio che fu poi il suo trampolino verso il Cnr con Renzi. A giudicare dai messaggi politici arrivati la soluzione del caso Cnr potrebbe rappresentare l’Italia di cui abbiamo tutti bisogno: per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, darà un «impulso positivo». È un «passo storico» ha detto la ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti. Ma a parte il sostegno forse più scontato da parte del governo, l’apprezzamento unanime è arrivato da esponenti del Pd, di Iv, di Forza Italia. Non poteva mancare Elisabetta Casellati, presidente del Senato: «Sono particolarmente lieta che per la prima volta questo ruolo sia affidato ad una donna». «In questo momento — ha ragionato Francesco Profumo già rettore, ministro dello stesso dicastero e anche guida del Cnr — è particolarmente importante che si possano unire esperienze accademiche, di governo e infine di governance della ricerca, perché mi auguro che questo porti i due pilastri, università ed enti di ricerca, a una collaborazione che non sempre c’è stata».