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La Padania-Serve un sistema scolastico federale

Le conclusioni dell'assessore Serrajotto sui dati dello screening internazionale Ocse sugli studenti quindicenni "Serve un sistema scolastico federale" "In Veneto una commissione di saggi studia ...

18/01/2005
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La Padania

Le conclusioni dell'assessore Serrajotto sui dati dello screening internazionale Ocse sugli studenti quindicenni
"Serve un sistema scolastico federale"
"In Veneto una commissione di saggi studia nuovi modelli didattici legati al territorio"
ERMANNO SERRAJOTTO*

Non c'è bisogno di richiamare l'attenzione sull'importanza della scuola nella società, ma credo sia necessario avere una conoscenza puntuale delle caratteristiche e delle potenzialità del sistema scolastico di ogni Regione per progettare strategie mirate. Per questo ho studiato con interesse i risultati del secondo ciclo di rilevazioni avviato in ambito Ocse sulle conoscenze e le abilità dei quindicenni scolarizzati. Si tratta di un'indagine internazionale che ha periodicità triennale e questa seconda tornata ha preso il nome di Pisa 2003. Non perché abbia qualche riferimento con la città toscana ma perché è l' acronimo di Programme for International Student Assessment. Ogni ciclo di valutazione riguarda gli ambiti della lettura, della matematica e delle scienze, ma ne viene approfondito in modo particolare uno a rotazione. In Pisa 2000 questo approfondimento ha avuto come oggetto la lettura, in Pisa 2003 la matematica, in Pisa 2006 sarà la volta delle scienze.
Il campione analizzato è costituito da quindicenni scolarizzati. Con Pisa 2003 ne sono stati valutati oltre 275 mila in 41 paesi. In Italia, il campione di studenti sottoposto a indagine è stato di 11 mila unità che frequentavano oltre 400 scuole.
I questionari hanno originato delle "scale di competenza" in base a quello che gli studenti hanno dimostrato di sapere o non sapere. Gli studenti italiani si piazzano al di sotto della media internazionale nella scala complessiva della competenza matematica, anche se tutto sommato non è grandissima la distanza che li separa dai risultati ottenuti dai coetanei del Portogallo, della Federazione Russa, degli Stati Uniti, della Lettonia e della Spagna che li precedono. Sensibile invece il distacco rispetto alle prestazioni fatte segnare dagli studenti in testa alla graduatoria, quelli di Honk Kong, Finlandia, Corea e Paesi Bassi. In pratica, solo il 7% degli studenti italiani tocca i livelli più alti, a fronte di una media Ocse del 16% mentre uno studente su tre (pari al 31,9% contro una media Ocse del 21,4%) non supera il primo livello della scala di competenze matematiche.
Ma quello che colpisce di più è che i dati medi italiani in realtà mascherano una realtà molto differenziata tra aree geografiche. Analizzando i risultati, infatti, si scopre che gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est hanno messo in luce punteggi analoghi a quelli di Francia e Svezia, che sono collocate più avanti dell'Italia nella graduatoria complessiva dei 41 Paesi valutati. II Centro ricalca il punteggio medio italiano, mentre le aree del Sud e delle Isole si attestano su un punteggio più basso, analogo a quello della Turchia e superiore solo a quello del Messico. Il dato viene confermato dalla constatazione che al Nord gli studenti che si trovano al livello più basso della scala delle competenze sono in numero inferiore (circa il 15%) rispetto alla media internazionale (21 %), al Sud questa percentuale sale al 47%. La situazione si ripropone anche per i livelli di eccellenza, le cui percentuali per il Nord sono prossime alla media internazionale e quasi inesistenti nella parte meridionale del Paese. Dall'indagine emerge inoltre che nei licei complessivamente va abbastanza bene, mentre per le scuole professionali i dati sono meno positivi.
Questi risultati non hanno fatto che confermare il mio profondo convincimento che serve un vero sistema scolastico federale per mantenere e consolidare i livelli di eccellenza raggiunti al Nord. Da mesi il Veneto ha istituito una commissione di "saggi" che per conto della Regione sta lavorando per studiare l'architettura della scuola veneta dei prossimi anni e per darle una nuova organizzazione e contenuti più strettamente correlati con la realtà locale.
E sicuramente uno dei problemi più delicati da affrontare è quello dell'inserimento e dell'integrazione degli alunni stranieri nelle scuole del Veneto, in modo da non pregiudicare la qualità dell'attività didattica. Non possiamo far finta che questo fenomeno non abbia ripercussioni sui processi didattici, soprattutto in quelle aree in cui il numero di questi allievi è aumentato in maniera esponenziale. Su quasi 540 mila iscritti alle scuole statali venete (dalle materne alle superiori), quelli stranieri sono risultati oltre 40 mila, con le maggiori percentuali in provincia di Treviso e Vicenza. Rimandare ancora il problema non fa che aumentare il rischio di compromettere l'attività didattica. Ho proposto inoltre di dotare il Veneto di un istituto regionale di valutazione del sistema scolastico, dopo che il consiglio dei ministri ha approvato il decreto che istituisce il Servizio nazionale di valutazione del sistema di istruzione e formazione per avere il polso dei diversi livelli di istruzione. Per quanto ci riguarda sono in corso i contatti con l'Ufficio Scolastico per arrivare quanto prima alla definizione dell'organismo regionale che intendiamo mettere a disposizione delle scuole per valutare la qualità del servizio offerto, pensando anche a nuovi modelli di apprendimento e ad una maggiore flessibilità del sistema.
L'Italia scolastica non è tutta omogenea e neppure il Veneto lo è. E di ciò bisogna tener conto.
In conclusione guardiamo ad una scuola protagonista del cambiamento. Investire sulla qualità della scuola significa avere un ritorno in termini di qualità della vita e anche dì competitività sul piano internazionale.
*Assessore regionale all'istruzione, alla cultura e all'identità veneta


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