La Nuova Sardegna-Avremo una scuola di qualità senza la Moratti?"
Avremo una scuola di qualità senza la Moratti?" Sicuramente molti, tra quanti non sono direttamente coinvolti, hanno avuto difficoltà a comprendere, attraverso la cronaca, i m...
Avremo una scuola di qualità senza la Moratti?"
Sicuramente molti, tra quanti non sono direttamente coinvolti, hanno avuto difficoltà a comprendere, attraverso la cronaca, i motivi della protesta contro la riforma della scuola.
Se è diffusa l'esigenza di riforma, altrettanto evidente appare la difficoltà se non l'assoluta impossibilità, ad attuarne una senza provocare manifestazioni di piazza. Ci aveva tentato Berlinguer, ma ha dovuto lasciare. Ci prova oggi la signora Moratti e pare susciti proteste e non entusiasmi.
I motivi della protesta appaiono incentrati sulla paventata riduzione del tempo-scuola e sul rischio di riduzione del numero degli insegnanti e si assicura il ministro di voler determinare la caduta della qualità della scuola.
Osservo che la qualità della scuola è a livelli di eccellenza laddove vi sono insegnanti con ottime capacità e motivazioni e livelli di mediocrità ove questo non si verifica. Considerare quindi il tempo-scuola come fattore direttamente proporzionale alla qualità significa fare un'affermazione priva di senso in quanto la qualità prescinde dal tempo di permanenza degli alunni a scuola. Anzi è vero addirittura il contrario: un tempo-scuola troppo lungo che superi (come avviene oggi) la resistenza percettiva media degli alunni va a scapito della qualità, giacchè essa deve necessariamente misurarsi sull'efficacia e quindi anche sui risultati.
Ora mi domando: gli insegnanti che protestano lo fanno per difendere il proprio posto di lavoro oppure perchè sinceramente preoccupati dell'efficacia formativa del sistema scolastico? E i genitori protestano perchè vorrebbero un più lungo intrattenimento dei propri pargoli (con risparmio di colf) oppure perchè ingenuamente convinti che la maggior permanenza a scuola, di per sè, migliori l'apprendimento?
Mi domando ancora: la scuola deve riuscire a conquistare il suo ruolo di luogo di formazione o deve continuare a trasformarsi in luogo di intrattenimento? E la realtà economica sarda può permettersi un sistema scolastico con scarsa valenza formativa che rischia di soddisfare solo le esigenze, pur rispettabili, di chi ci lavora?
Franco Atzori San Teodoro