La nuova maturità: due scritti (senza Invalsi) e nessun prof esterno
In archivio la terza prova. Il test si fa al quarto anno
Due prove scritte nazionali, nessuna tesina, commissari solo interni, e i progetti di scuola lavoro che diventano fondamentali per i crediti. Ecco come cambia l’esame di maturità, già dal prossimo mese di giugno, in base alla legge delega sulla valutazione che il governo ha messo a punto e che sarà varata a breve.
L’obiettivo è quello di snellire l’esame di Stato, rendendo sempre più importante il percorso che i ragazzi svolgono negli ultimi tre anni di scuola superiore, compresi gli stage, piuttosto che la prova in sé. Il tanto temuto Invalsi non entra a far parte dell’esame di maturità, ma concorrerà alla composizione del voto finale: la prova sulle competenze in italiano e matematica si svolgerà durante il quarto anno, per non sovraccaricare gli studenti al quinto anno. E i risultati saranno determinanti per l’ammissione all’esame di Stato.
Cambierà pure la tabella di attribuzione dei cosiddetti crediti che concorrono alla valutazione con cui i maturandi si presentano all’esame: diminuirà l’incidenza del voto scolastico, aumenterà quella dell’alternanza scuola lavoro, che diventa una parte importante anche del colloquio orale di esame. Al posto della tesina, gli studenti dovranno infatti presentare un progetto realizzato durante i tirocini, spiegandone caratteristiche e sviluppi.
Lo presenteranno a una commissione più «amichevole», che sarà composta solo da commissari interni, cioè professori che li conoscono e con i quali hanno studiato negli anni. Solo il presidente di commissione sarà esterno. Anche questa scelta è fatta nell’ottica di valorizzare il percorso ed evitare che siano la maldisposizione di un giorno o la casualità di una traccia a determinare il voto.
Verrà invece archiviata la terza prova scritta, che in passato aveva sollevato non poche polemiche per la variabilità in base all’indirizzo di studi, alla scuola, alla classe: non essendo una prova ministeriale, poteva prevedere domande, materie, discipline e durate molto — troppo, secondo i critici — diverse. Ed è stata anche abbandonata l’idea, presa in considerazione in un primo momento, di far scegliere alle singole scuole la seconda prova. Sempre sulla scia della facilitazione, resteranno due prove scritte uguali sul territorio nazionale: la prima sarà un compito di italiano, la seconda sarà quella caratterizzante (la matematica al liceo scientifico, e il latino al classico).
E con la legge delega cambia pure l’approccio con gli studenti più giovani. Alla primaria e alla secondaria di primo grado ci saranno le lettere invece dei numeri, per attribuire i voti: lettere che descriveranno il raggiungimento delle competenze, i livelli di apprendimento, piuttosto che affidare il giudizio a una mera operazione da calcolatrice. Sarà impossibile bocciare, e anche alle medie si verificherà soltanto in casi eccezionali: perché gli studenti che hanno dei deficit dovranno essere aiutati a recuperare in ogni caso. Ciò che conta è permettere ai ragazzi di raggiungere il risultato: e quindi i professori dovranno studiare dei percorsi ad hoc da effettuare durante il tempo scuola.
Ore aggiuntive, organizzate grazie all’organico di potenziamento, che permettano a tutti di raggiungere lo stesso livello: una sorta di doposcuola obbligatorio che utilizzi «tutti gli spazi di flessibilità organizzativa e didattica». Perché gli studenti arrivino alla fatidica valutazione Ocse (15 anni) finalmente preparati.
Valentina Santarpia