La nuova Ferrara-No alla scuola dei tagli e dei risparmi
No alla scuola dei tagli e dei risparmi L'istruzione non è una merce in sconto, ma una risorsa su cui investire ...
No alla scuola dei tagli e dei risparmi
L'istruzione non è una merce in sconto, ma una risorsa su cui investire
Lettera aperta al Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti.
"Signor ministro,
dopo aver letto i documenti della riforma che porta il suo nome e che è in fase di attuazione, desideriamo inviarLe alcune riflessioni sulla Scuola dell'Obbligo.
C'era una volta una Scuola, fondata sull'Istruzione; c'era una volta un Progetto Didattico di Formazione. C'era una volta, oggi non c'è più.
Nel ventunesimo secolo ecco la 'scuola Moratti', ossia la scuola dei tagli e dei risparmi.
Tagli dei tempi di studio, tagli di offerta formativa per la scuola di Stato e quindi tagli di organici di insegnanti: tutto in diminuzione, tutto al risparmio in un Paese in cui gli investimenti non sono attualmente né per l'istruzione né per gli altri servizi ai cittadini, quali ad esempio la sanità.
La concezione di scuola-azienda, che emerge, non potrà portare risultati positivi, perché l'Istruzione non è una merce in sconto, ma un Valore su cui investire risorse e progetti politici.
Noi, insegnanti e personale Ata, ritenevamo che avrebbe ottenuto dal Ministro dell'Economia e delle Finanze maggiori investimenti per la Scuola a cui Lei lascerà il Suo nome.
Invece ne subisce i risparmi pur di raggiungere l'obiettivo, facilmente intuibile, di far passare per innovazione una riforma che imporrà agli Italiani (certamente a tutti quelli che non sono in grado di costruire un percorso privato) un livello di istruzione che non meritano, perché inferiore a quello che c'è.
È gravissima la riduzione di un anno dell'obbligo di frequenza quando sarebbe necessario innalzare i livelli di scolarizzazione di tutti gli italiani per colmare il gap che ci divide dagli altri Paesi europei, anche da quelli che stanno entrando nell'EU e che hanno un PIL più basso del nostro ma un livello di istruzione generale più alto.
Fino a ieri la nostra Scuola era di qualità (a noi tanto cara), perché costruita in anni di sperimentazioni, di studio, di lavoro e di confronto. La Scuola Elementare, che Lei ha modificato, era tra le prime d'Europa ed era considerata un modello a cui ispirarsi.
Aveva un obiettivo primario: garantire nei fatti e nella sostanza il diritto all'Istruzione pubblica a tutti ed a ciascuno.
Eppure il documento di programmazione economica e finanziaria, approvato dal Governo, sottolinea il crescente bisogno di istruzione e di programmi scolastici più ricchi ed approfonditi, la necessità di garantire a tutti la possibilità di raggiungere livelli di istruzione più elevati (anche per sostenere l'occupazione femminile e del sud dell'Italia), la necessità di soddisfare la maggior richiesta di servizi educativi per l'infanzia, soprattutto di asili nido.
Queste affermazioni non hanno poi avuto alcuna risposta concreta e la Sua legge di riforma ne è la testimonianza.
La scuola dell'infanzia non ha assicurati i finanziamenti necessari per la generalizzazione e non ci sono organici docenti sufficienti per le compresenze utili alla realizzazione di una proposta formativa e non alla organizzazione di una situazione di 'parcheggio'; non ci sono, inoltre, nuove figure educative per realizzare l'anticipo.
Infine non sono assicurati finanziamenti agli Enti Locali affinché organizzino strutture, mensa e trasporti.
La scuole elementare prevede:
- un ritorno al maestro unico, stile anni '50;
- l'orario obbligatorio per tutti a 27 ore settimanali;
- la cancellazione del modello del tempo pieno: il tempo scuola passa da 40 ore settimanali (tempo pieno) a 27 ore + 3 aggiuntive (facoltative) per attività suggerite dalle famiglie + 10 ore di mensa.
Viene così spezzata l'unitarietà del progetto didattico. Il tempo pieno, infatti, non è solo tempo in più, ovvero 'doposcuola assistenziale' per chi ne ha bisogno e lo chiede, ma un progetto pedagogico all'interno del quale trovano spazio anche percorsi individuali (per i giovani disabili, per coloro che presentano problemi di disagio, di inserimento, di integrazione).
- Non garantisce affatto per i docenti i tempi di contemporaneità utili a fornire supporto all'integrazione e al recupero.
Che cosa succederà se la scuola pubblica non sarà più in grado di dare risposte alle madri lavoratrici? È ovvio: o uno dei genitori rinuncerà al lavoro pomeridiano, oppure sarà costretto a scegliere la scuola privata che, senza ombra di dubbio, offrirà ciò che la scuola pubblica non potrà più offrire.
La scuola media:
- riduce il tempo scuola obbligatorio a 27 ore ed introduce il tempo facoltativo per chi ne ha bisogno e lo richiede (solo però se si fanno gruppo di alunni superiori a 15 unità);
- riduce l'organico, taglia posti di lavoro (obiettivo prioritario per il risparmio!!!);
- crea gerarchie tra gli insegnanti con l'introduzione del docente tutor che lede l'autonomia organizzativa e didattica delle scuole e spezza la corresponsabilità e la pari dignità professionale dei docenti;
- abolisce di fatto il tempo prolungato;
- mortifica il concetto di orientamento costringendo le famiglie che hanno iscritto i propri figli in età precoce a scegliere il proprio futuro a 12 anni: proseguire gli studi optando per i licei oppure deviare verso la formazione professionale e il lavoro precoce.
In quest'ultimo caso la nostra intuizione ci porta a pensare che le famiglie più fornite finanziariamente, a prescindere dalle attitudini, orienteranno i loro figli verso i licei e li piloteranno fino alla laurea; mentre le famiglie con minori risorse finanziare saranno costrette (come già nel passato) a scegliere il percorso scolastico più breve.
Noi abbiamo capito che con questo 'modello' si vuole una scuola pubblica più povera, una scuola che porterà a creare da un lato i privilegiati del domani e, accanto a questi cittadini di serie A, una schiera di persone che, non avendo molta istruzione, diventano forza-lavoro poco qualificata.
Meno obbligo per tutti dunque e meno formazione per le fasce deboli della società.
La scuola che Lei vuole sviluppare risponde al criterio per cui non importano le forti motivazioni ideali dell'innalzamento del livello di civiltà di un popolo, perché l'istruzione e la formazione sono volte a rispondere alle leggi del mercato del lavoro.
D'accordo l'esigenza di lavorare, di 'portare a casa' uno stipendio, ma questa esigenza da sola non basta, servono altre motivazioni: la voglia di fare, le gratificazioni, la giustificazione che ciò che stai facendo sia utile alla società nel suo complesso e non solo ai datori di lavoro.
Invece di aumentare la presenza dei docenti in senso qualitativo (compresenza, contemporaneità) è prevista una riduzione del tempo scuola obbligatorio per tutti; ancora una volta i più colpiti saranno i più deboli, che non dispongono di mezzi finanziari e/o culturali, per costruirsi un percorso individuale più ricco, più rispondente alle proprie attitudini.
Anche sul versante disciplinare e del personale la riduzione dell'orario settimanale avrà ripercussioni pesanti, negative.
Il Miur propone 27 ore come modello per tutta la scuola.
È evidente che questo è l'orario di tutto il sistema di istruzione, cioé la riduzione del tempo di studio delle discipline:
- nella scuola media 4 ore (forse 5 o 6 solo ma solo se i genitori le chiedono e per gruppi di almeno 15 studenti) per due lingue straniere;
- 2 ore in meno per l'area matematica-scienze-tecnica-informatica, recuperabili solo su richiesta dei genitori e per gruppi di almeno 15 studenti;
- 2 ore in meno per italiano, storia e geografia, recuperabili solo su richiesta dei genitori e per gruppi di almeno 15 studenti.
Ovviamente e a breve termine, questa operazione coinvolgerà tutti gli indirizzi della secondaria superiore, licei compresi, che forse continuano ad illudersi che per loro non cambierà nulla.
Se il ministro del Miur chiedesse agli operatori della scuola, noi risponderemmo con tante idee e progetti per la scuola di oggi e le sue risorse.
Indipendentemente dalle diverse opinioni politiche la stragrande maggioranza di noi concorda con un'idea della scuola come istituzione pubblica, come risorsa educativa, aperta a tutti i soggetti del territorio, una scuola democratica, pacifica, attenta alle diversità di ogni tipo, che sappia continuamente interrogarsi sul rapporto apprendimento/insegnamento.
Noi desideriamo migliorare, lavorare bene e con più risorse, siamo disponibili, come sempre, a mettere al servizio dei cittadini il meglio della nostra professionalità per una scuola che elevi il livello di istruzione con una maggiore offerta formativa.
Lei sogna l'efficientismo, per ora sta riducendo la scuola a poca cosa e sta portando gli insegnanti e il personale Ata ad una grave delusione rispetto alle aspettative.
Auspicando che ci ascolti, Le inviamo un saluto e un augurio di buon lavoro".
Gli insegnanti - Il personale ATA della scuola media statale 'Dante Alighieri' Ferrara Firme Docenti: Don Romano Caon, Vittoria Muratori, Maria Giovanna Bonocore, Vania Querzoli, Maria Franca Scanavacca, Gian Paolo Lodi, Anna Orlandi, Margherita Ricci, Costanza Susca, Viviana Babacci, Cristina Conforti, Maria Carla Brumat, Maria Alberta Osti, Silvio Merchiori, Lisetta Balugani, Anna Maria Virgili, Anna Maria Perdetti, Anna Maria Mecca, Valeria Ferraresi, Laura Gagliardi, Rosa Maria Tamburano, Silva Marconi, Maria Chiara Fugalli, Laura Cantelli, Stefano Celada, Margherita Forlani, Carlotta Roma, Patrizia Veneziani, Patrizia Patracchini, Rita Tinozzi, Rita Guerra, Stefani Nanni, Annabella Ferroni, Luigi Pellegatti, Andrea Boldrini, Renata Sitta, Annamaria Mozzo, Maria Beltrami, Daniela Cappagli.
Personale Ata: Alessandro Soffritti, Alessandra Zangherati, Maria Licia Marzola, Roberto Andreghetti, Lucia Menegatti, Patrizia Argentesi, Maria Bina Felloni, Maria Rosa Artioli, Laura Bartolini, Anna De Giglio.